Mancuso: «Le piante sono intelligenti, vi spiego perché» 

L’incontro al Muse. Il biologo di Catanzaro studia da anni il comportamento dei vegetali E ammonisce: «Credere di essere meglio di altre specie, oggi sarebbe presuntuoso»


Jacopo Strapparava


trento. Quando entriamo al Muse per il primo evento della giornata, troviamo un signore sulla cinquantina, giacca grigia, barba da filosofo, il quale, invece che di obbligazioni, borse e derivati finanziari, sta parlando di sequoie. «Le piante sono un modello» - teorizza, dall’alto della pedana che gli hanno preparato nell’atrio del museo. «Pensate: di tutto quel che c’è di vivo sulla Terra, se guardiamo al peso, solo lo zero virgola tre per cento sono animali». E aggiunge: «Credere di essere meglio di altre specie sarebbe presuntuoso».

Stefano Mancuso, classe 1965, nato a Catanzaro, in Calabria, biologo, botanico, professore e accademico dei Georgofili, è il fondatore del Laboratorio di neurobiologia di biologia Firenze. È l’uomo che, volendo riassumergli il curriculum in una riga, ha dimostrato che le piante sono intelligenti. «Ed è anche un intellettuale» lo presenta Giuseppe Laterza, ideatore del festival (e suo editore), che gli siede a fianco e prende appunti su di un piccolo quadernetto. «Ha tenuto parecchi interventi pubblici sul tema dell’ambiente».

«Per lavoro studio la capacità dei vegetali di risolvere problemi»- specifica il professore. «Nel mio laboratorio, per esempio, proviamo a capire come le piante reagiscono alla mancanza d’acqua o agli attacchi degli insetti».

I risultati sono sorprendenti. «Il classico test di intelligenza sugli animali è il labirinto: metti del formaggio al centro di un labirinto e vedi quanto impiega un topo ad arrivarci. Ebbene, replicando lo stesso gioco con una radice al posto del topo e del nitrato d’ammonio, un sale di cui le piante sono ghiotte, al posto del formaggio, sia pure in tempi lunghissimi, ci accorgiamo che la radice sbaglia strada molto meno spesso del roditore».

Da questi suoi studi il professore ha tratto una specie di filosofia. «Le organizzazioni sociali, umane ed economiche rispecchiano quelle del corpo umano: ci sono un capo e organi con varie funzioni. Le piante invece vedono con tutto il corpo, sentono con tutto il corpo, ragionano con tutto il corpo. Questo dovrebbe portarci a pensare che esistono altri modelli organizzativi, capaci di risolvere i problemi lì dove nascono».

Tra la pagina facebook e il sito del festival l’evento è seguito a distanza da circa tremila persone. A uno di loro che, via messaggio, gli chiede come applicare questa idea alla pubblica amministrazione, Mancuso risponde: «Non lo so. Non sono un esperto di organizzazioni umane. Ma se dovessi scommettere non mi sorprenderebbe se in futuro andassimo verso forme di organizzazione decentrate».













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