STORIE DI AGRICOLTURA

Lavarone, madre e figlio allevatori di capre: una vita tra soddisfazioni e fatica

Riccardo Foradori, 29 anni: “Il 99% viene acquistato dai turisti. La ristorazione locale è insensibile”


di Carlo Bridi


LAVARONE. Nella piccola frazione di Gasperi, comune di Lavarone, si è andata consolidando negli anni un’azienda caprina di tutto rispetto. Il merito è di Tullia Corradi che vent’anni orsono ha avviato l’attività che è man mano cresciuta fino a raggiungere il centinaio di capre attuali, delle quali circa ottanta in lattazione.

Ma da 13 anni- appena concluse le scuole superiori- anche il figlio Riccardo Foradori, ora ventinovenne, perito edile, si è inserito nell’azienda visto che crescendo in una famiglia che lavorava giornalmente in mezzo alle capre è venuta anche a lui la passione per questo particolarissimo animale. L’azienda è organizzata con tutti i canoni più attuali e di moda del momento, in pratica tutto il processo, da quello produttivo a quello della commercializzazione, è concentrato sull’azienda che vende tutto a km zero.

“La maggior parte nel negozietto aperto all’interno dell’azienda e solo una piccola parte va al negozio di mia zia a Povo ed all’albergo della famiglia della mia fidanzata Elisa che lavora nell’albergo di famiglia. Ma il 99% viene acquistato dai turisti”, dice Riccardo.

Tutto il latte viene lavorato ogni due giorni dal papà di Riccardo, essendo lui il casaro di famiglia, e trasformato in formaggio fresco, stagionato, ricotta speziati e da ultimo yogurt, un prodotto molto apprezzato dai clienti. Allora tutto perfetto? “Niente affatto – ci dice sconsolato Riccardo -. La quasi totalità dei nostri prodotti vengono venduti ai turisti, se non ci fossero loro, o se scarseggiassero come nell’ultimo anno avremmo grosse difficoltà a vendere i nostri eccellenti prodotti. Purtroppo i molti albergatori e ristoratori dell’altipiano ignorano completamente i nostri prodotti. L’unico albergo che consuma i nostri formaggi è quello della famiglia della mia fidanzata Elisa”.

A questo punto mi è venuto in mente la situazione di oltre 50 anni orsono, già allora gli allevatori dell’altipiano di Lavarone si lamentavano perché dal boom turistico in corso loro avevano solo danni di prati calpestati, e non traevano alcun beneficio dalla presenza di molti ristoranti ed alberghi, nonostante che fossero proprio i contadini ad assicurare il mantenimento dei prati e dei pascoli puliti che tanto sono apprezzati dai turisti. Ebbene, allora come Unione Contadini organizzammo una serie di incontri con gli albergatori per sensibilizzarli ad acquistare i prodotti del locale caseificio sociale e la cosa funzionò, si era avviata una buona collaborazione fra albergatori ristoratori e allevatori. Ma ora scopriamo che la situazione è tornata come ai tempi degli inizi degli anni ’60 del secolo scorso.

L’organizzazione dell’azienda

"In azienda sono presenti 100 capre delle quali ottanta sono in lattazione, purtroppo non possiamo usufruire di nessuna malga perché le capre com’è noto non brucano l’erba ma preferiscono i germogli delle piante e degli arbusti fino all’altezza di un metro e anche più dove possono arrivare”. Quindi – afferma Riccardo – “ci limitiamo ad utilizzare un prato recintato vicino alla stalla. Le capre vengono così alimentate dal fieno che viene falciato dai 14 ettari di prati, la maggior parte in comodato, di cui dispone l’azienda”.

Il periodo di lattazione dura mediamente 200 giorni e la produzione media nel periodo di maggiore produzione non supera i 2.5 litri al giorno, quindi si arriva ai circa 500 litri capo/ per ogni lattazione.

La gestione è fatta in società tramite società agricola al 50% con la mamma Tullia, afferma Riccardo.

Mediamente ogni anno alleva e vende una ventina di capretti maschi che vanno tutti a privati, mentre le femmine vengono tutte allevate.

Viste le difficoltà commerciali ma anche i problemi sanitari non è che si è pentito della scelta, chiediamo a Foradori? “Ultimamente ci sto riflettendo molto – afferma – anche perché è molto difficile riuscire ad essere sempre puntualmente in regola con ogni norma, basta una piccola cosa non perfettamente a norma che ti piovono addosso le multe. Questo, nonostante che noi facciamo due controlli sanitari al mese. Nei rapporti commerciali con la ristorazione locale è molto triste la loro insensibilità, io sono convinto  che farebbe bene anche a loro una maggiore collaborazione con noi, acquistando i nostri prodotti”.

L’attenzione all’ambiente

“Ho imparato da mia madre una grande attenzione all’ambiente, afferma Riccardo, e penso che in futuro dovremo fare un pensierino anche al biologico perché questo è ciò che richiede sempre più il mercato”.

E i tuoi amici che hai lasciato nel mondo edile che ti dicono? “Che sono stato molto coraggioso”, conclude Riccardo.













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