Kiwi, l’allarme dei tecnici: attenti al cancro batterico

Trento. «La situazione emersa da un monitoraggio a campione sui kiwi, sulla presenza del cancro batterico dell’actinidia in Trentino e molto preoccupante». E’ il messaggio allarmato pubblicato dai...



Trento. «La situazione emersa da un monitoraggio a campione sui kiwi, sulla presenza del cancro batterico dell’actinidia in Trentino e molto preoccupante». E’ il messaggio allarmato pubblicato dai tecnici del Centro per il trasferimento tecnologico della Fem sede di Sarche Michele Morten e Mattia Zaffoni. Non è un problema da prendere sotto gamba, afferma Morten, perché «dal monitoraggio risulta che il cancro è presente in tutti i frutteti coltivati ad actinidia. La ragione, precisa il tecnico, è quella che la quasi totalità di impianti sono vecchi e di conseguenza più facilmente attaccabili ed i produttori non sono sufficientemente attenti all’applicazione degli interventi specifici in funzione della gravità dei sintomi riscontrati negli impianti come previsto per le zone di contenimento dallo specifico piano d’azione contenuto nel decreto del 7 febbraio 2011».Ma qual è l’importanza della coltura in Trentino? I dati sono discordanti. Secondo i tecnici della FEM siamo in presenza di una superficie inferiore ai 50 ettari, mentre per Ettore D’Offria del Servizio Fitosanitario della PAT gli ettari sarebbero 78. La produzione media degli ultimi anni di questo frutto esotico presente particolarmente in Valle del Sarca, Val D’Adige e Vallagarina, è inferiore ai 12 mila quintali.

Ma quali sono i sintomi che indicano la presenza della malattia e come intervenire? Piante con presenza di cancro lungo il tronco ed i cordoni permanenti: in questo caso è opportuno tagliare e bruciare tutta la pianta. Dopo l’estirpazione è opportuno disinfettare il terreno con calce spenta e attendere almeno la stagione successiva prima di reimpiantare un’altra pianta. Piante con sola presenza di rami avvizziti: in questo caso è necessario effettuare la rimozione del cordone portante il ramo avvizzito o comunque tagliare ad almeno 70 cm al di sotto delle alterazioni visibili. Piante con presenza di sole maculature fogliari: in questo caso, raccomandano i tecnici, è sufficiente effettuare dei trattamenti cautelativi.

Altra azione per frenare la diffusione è il rispetto di norme precise nella distruzione delle piante infette, che vanno distrutte mediante bruciatura o interramento profondo in loco. Nella zona delimitata o nelle aree di contenimento la bruciatura è autorizzata in deroga alla normativa vigente con provvedimento del Dirigente del Servizio Agricoltura fin dal 2015. Un’ ultima raccomandazione viene fatta dai tecnici: è severamente vietato portare materiale vegetale infetto fuori dalla propria azienda, fatte salve diverse modalità prescritte dal Sevizio Sanitario al quale è delegata la competenza di tipo sanitario. C.B.













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