lo studio

In Trentino 145 fallimenti in un anno

E' il record degli ultimi anni. Il settore più colpito è l’edilizia: quasi un caso su due riguarda imprese di costruzione, impiantistiche e immobiliari



TRENTO. Nell’anno appena trascorso le aperture di fallimento e le liquidazioni coatte amministrative delle società cooperative sono risultate complessivamente pari a 145, il valore più elevato registrato in provincia di Trento, almeno negli anni recenti. Lo dicono i dati dell’Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio di Trento. Le imprese individuali fallite sono risultate 12 mentre le società 133. L’analisi territoriale evidenzia come Trento risulti il Comune con il maggior numero di imprese fallite (41), seguito da Rovereto (16) e Arco (8). Quattro fallimenti hanno interessato i Comuni di Pergine Valsugana, Nomi e Mezzolombardo e tre i Comuni di Ala e Riva del Garda. Gli altri Comuni della provincia sono stati interessati dai restanti 62 fallimenti.

L’edilizia rappresenta il comparto maggiormente interessato da questo ingente numero di fallimenti. Le imprese di costruzione o gli impiantisti, dichiarati falliti nel 2016, sono 46 a cui si aggiungono 18 società immobiliari. Complessivamente, quindi, 64 aziende che rappresentano oltre il 44% del totale delle procedure concorsuali considerate. Segue il settore manifatturiero con 29 fallimenti e il commercio all’ingrosso e al dettaglio con 20 procedure fallimentari aperte in corso d’anno. Alberghi, bar e ristoranti hanno totalizzato complessivamente 10 procedure, mentre altri settori sono stati interessati più marginalmente: trasporti (4), attività professionali scientifiche e tecniche (5), servizi di supporto alle imprese (5); servizi di informazione e comunicazione (4) e altri settori (4).

Un’analisi in serie storica, che prenda in considerazione gli ultimi 15 anni, evidenzia come solo negli ultimi quattro, dal 2013 al 2016, in provincia si è avvicinato o superato il valore delle cento aperture di fallimento all’anno, mentre in precedenza il dato rimaneva ben al di sotto di questa soglia con numeri che oscillavano tra i 30 e i 70 casi. In questo ultimo quadriennio le imprese fallite o in liquidazione coatta amministrativa sono più di 500, un dato che rappresenta oltre l’1% delle imprese attive in Trentino.

Rispetto ai valori medi del triennio 2013-2015, nel 2016 la distribuzione percentuale dei fallimenti per settore ha evidenziato una sostanziale invarianza per quanto riguarda il comparto dell’edilizia-immobiliare, la cui incidenza è sempre ben superiore al 40%, mentre risulta in crescita la quota riferita al settore manifatturiero (20% dei fallimenti nello scorso anno, rispetto a una media inferiore al 13%) e al comparto alberghi-ristoranti (7% nel 2016 rispetto a una media del 5,5%) e in diminuzione la percentuale riferita al commercio (13% nel 2016 rispetto a una media del 20%).

Un tentativo di confronto territoriale con la provincia di Bolzano mette immediatamente in evidenza come la situazione trentina sia decisamente più negativa. Considerando l’ultimo quadriennio, solo nel 2013 i fallimenti e le liquidazioni coatte amministrative in Alto Adige sono risultate numericamente quasi equivalenti a quelle in provincia di Trento, mentre nel periodo 2014-2016 la provincia di Bolzano ha registrato un numero di aperture di queste due tipologie di procedure concorsuali nell’ordine dei 70-80 casi annui, Trento, invece, come è stato precedentemente evidenziato, ha superato abbondantemente la soglia dei 100 casi annui.

Questo incremento dei fallimenti in provincia non è direttamente collegato alla situazione economica attuale, che le indagini congiunturali delineano in moderata ripresa: il fallimento, infatti, rappresenta spesso l’ultimo atto di una situazione di criticità che si protrae da molto tempo. L’aumento delle procedure concorsuali è piuttosto la testimonianza che la fase recessiva degli scorsi anni è stata decisamente marcata e che l’attuale momento di leggera ripresa non è stato in grado di garantire a molte aziende un efficace risanamento.













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