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I lavoratori: «La Tassullo va salvata»

Incontro in Consiglio provinciale. Attesa per i provvedimenti giudiziari: «La nostra è una società con numeri in crescita»



TRENTO. Non si deve in alcun modo accettare che il punto più alto della crisi edilizia generale travolga e cancelli il grande patrimonio industriale, produttivo e occupazionale del gruppo Tassullo, autentica colonna storica dell’imprenditoria in valle di Non e in Trentino. È la dichiarazione forte di volontà emersa anche dall’incontro del primo pomeriggio di ieri, tra una folta delegazione di lavoratori e sindacalisti e un’altrettanto numerosa rappresentanza di consiglieri provinciali.

Dopo che il tema è stato trattato tre volte ieri in aula – in relazione a tre interrogazioni a risposta immediata di Donata Borgonovo Re, Walter Viola e Giacomo Bezzi – il presidente Bruno Dorigatti ha ascoltato assieme ai colleghi la situazione aggiornata. Milena Brun, ex dipendente della fallita Tassullo Materiali spa, ha spiegato che tutti gli operatori di questa azienda credono fermamente e nonostante tutto nelle buone prospettive dell’attività interrotta dalla dichiarazione di fallimento. Non siamo di fronte a un ramo secco e a un settore maturo, ma a una realtà viva e con grosse chance, legate in particolar modo al business che è stato letteralmente inventato – con investimenti, ricerca e coraggio - attorno al patrimonio dei vuoti di cava in valle. Le celle ipogee sono già utilizzate da Melinda per le celle frigorifere delle mele, ma c’è anche la possibilità di installarvi grandi data center oppure di utilizzarle come bacini per l’acqua a scopo irriguo o addirittura potabile. Nel mentre dunque 42 addetti sono stati mandati a casa e sono stati messi nei guai i creditori, le banche e i soci del gruppo, c’è per contro un’attività lucrativa che aspetta solo di essere fatta decollare.

Il messaggio corale è uno solo: no al fallimento. E per questo c’è grossa aspettativa attorno ai provvedimenti giudiziari che già a metà del mese dovranno essere pronunciati sulle istanze di revoca del fallimento. Il timore rappresentato dai sindacati è che a vincere la partita sia la speculazione: si paventa insomma uno spezzettamento dell’asset complessivo del gruppo e una sostanziale svendita all’asta delle stesse celle ipogee, che rappresenterebbe la definitiva beffa dopo il danno già patito dall’economia nonesa e trentina. Ieri ha parlato anche l’economista Carlo Borzaga, giudicando che la via del fallimento sia stata imboccata in modo del tutto inopportuno, quando c’erano tutte le condizioni per scegliere la continuità produttiva e la salvaguardia del gruppo industriale. Il fallimento è stato del resto disposto con esercizio provvisorio dell’attività, che nel primo quadrimestre 2016 ha segnato un +13% del fatturato.

Molto allarmato è parso anche Lorenzo Lorenzoni, ex presidente di Tassullo spa, per il quale in questa vicenda ci sono interrogativi inquietanti. Il compito della politica – ha detto – è quello di non far vincere la partita agli speculatori, bensì a quanti si stanno battendo per la difesa dei posti di lavoro.

Diversi sono stati gli interventi e le domande poste dai consiglieri provinciali. Giacomo Bezzi ha avvertito che siamo in uno stadio molto avanzato della crisi e occorre quindi un progetto di salvataggio preciso. Bruno Dorigatti si è spinto ad auspicare la formazione di un vero e proprio soggetto economico, capace di rappresentare anche di fronte alla magistratura che il territorio è pronto con un progetto alternativo per dare un futuro alla Tassullo.













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