giovani agricoltori

Giorgia Cetto, a 22 anni nell’azienda di famiglia per “coltivare” una grande passione

Vive a Selva di Levico ma gli appezzamenti di mele e pere si estendono su tre comuni e due regioni


di Carlo Bridi


SELVA DI LEVICO. La scuola di formazione professionale di 4 anni della Fondazione Mach è un’autentica fucina di nuove imprenditrici e nuovi imprenditori agricoli. I diplomati dell’ultimo anno che domenica dopo domenica stiamo intervistando fanno emergere delle storie veramente affascinanti, una più bella dell’altra. E’ il caso anche di questa settimana. Parliamo di Giorgia Cetto, una ragazza di appena 22 anni ma con grinta e voglia di fare da vendere.

Ma come mai una ragazza sceglie la strada dell’imprenditrice agricola, chiediamo a Giorgia? "La passione inculcatami da nonno Romano grande imprenditore agricolo e leader dei giovani negli anni 60 è stata senza dubbio la ragione della mia scelta prima come scuola superiore, e poi con l’inserimento in azienda”, afferma. “Per la verità, fin da bambina tutto il mio tempo libero anche durante il periodo estivo lo ho passato in campagna a diradare meli ed altre attività. Ma la cosa non mi è mai pesata, anzi: questa scelta la rifarei anche ora 100 volte perché questa è la mia grande passione ancora prima che la mia professione”.

L’azienda estesa su tre comuni e due regioni

“L’azienda è stata creata da mio nonno Romano, ma ingrandita da mio padre e da mio zio. Sicuramente il valore aggiunto della nostra azienda è la grande intesa che esiste fra le nostre famiglie che fanno superare tutte le difficoltà che ovviamente si presentano in un’azienda così vasta. Oggi oltre che sul comune di Levico l’azienda si estende anche su quello di Villa Agnedo dove abbiamo un maso, ma anche nella provincia di Bologna, ma geograficamente molto vicina a Ferrara. 20 sono gli ettari in Trentino, e 30 quelli nel bolognese. Quelli nel bolognese sono tutti in un corpo unico, cosa questa che riduce notevolmente i costi di produzione. Ma anche in Trentino fin da mio nonno e poi da papà e zio la politica di famiglia è sempre stata quella di accorpare, abbandonando i piccoli appezzamenti vicini alle case sempre con lo scopo di ridurre i tempi di spostamento con le macchine agricole e della mano d’opera”, puntualizza Giorgia.

“Le varietà coltivate sono state scelte per dilatare al massimo la stagione del raccolto; cominciamo nel bolognese già a fine luglio - inizio agosto con la raccolta delle pere William seguita da quelle della varietà Abate. Poi basta pere perché comincia la raccolta delle mele. Anche in questo settore – afferma Cetto - non abbiamo molte varietà ma varietà con una maturazione scalare. Cominciamo ad agosto con la Gala ovviamente prima nel bolognese e poi in Trentino, per proseguire con la Golden Delicious seguita dalla Morghen per chiudere con la Fuji. Quest’anno a causa del Green pass che ci ha fatto mandare a casa i 9 giovani romeni tutti non vaccinati e che non volevano vaccinarsi siamo rimasti noi, sei unità della famiglia, da soli nella fase finale del raccolto: di conseguenza non abbiamo ancora terminato. Dovremo finire oggi con il raccolto in Valsugana delle mele Fuji”.

E le produzioni? “Quest’anno a causa delle gelate primaverili in Valsugana, la produzione si è ridotta e quindi anche l’uso della mano d’opera, ma certi anni oltre ai famigliari abbiamo anche 25 lavoratori stagionali”.

Fare un bilancio è ancora presto, ma Giorgia si azzarda a fare le prime valutazioni sull’annata: “Nel complesso non possiamo lamentarci ed anche il mercato sta rispondendo molto bene perché le mele sul mercato non sono molte. Una cosa un po’ anomala per il Trentino, è il fatto che tutta la produzione viene venduta direttamente ai commercianti con i quali – afferma Giorgia – ci troviamo abbastanza bene: abbiamo più soddisfazione che conferire le nostre mele alla cooperativa. Certo, c’è il rischio che qualche acquirente sia insolvente ma noi non abbiamo mai avuto problemi fino ad ora”.

E con la cimice come vi trovate? “Nell’azienda bolognese abbiamo fatta la copertura con rete antinsetto, in Valsugana, non abbiamo riscontrato grossi danni”

Per ora Giorgia si trova nel ruolo di collaboratrice, l’azienda trentina è intestata allo zio e quella bolognese al papà Giuliano e al cugino. Fra i progetti futuri di Giorgia c’è quello di ampliare ancora l’azienda anche chiedendo il premio d’insediamento, cosa che non ha ancora fatto. Ma qual è il suo sogno nel cassetto? “Sicuramente quello che la grande intesa esistente fra fratelli, zii e cugini sotto l’attenta guida del nonno possa proseguire, perché questo è il nostro punto forte. E i rapporti con l’ambiente: il metodo della produzione integrata è una scelta ragionata; certo, abbiamo ragionato sul fatto di passare al biologico, ma la cosa è molto difficile perché il consumatore vuole innanzi tutto una mela perfetta, perché mangia con gli occhi, cosa difficile da fare con il biologico.

A causa del suo forte impegno in azienda, Giorgia ha dovuto abbandonare l’attività di volontariato all’oratorio che faceva in passato, ed anche per gli hobby non c’è tempo: è l’unica giovane del paese e forse del comune. E’ sentimentalmente legata a Sandro che di professione fa il muratore, con il quale convive.













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