Crescita e imprese, il Trentino arranca

Oggi il via libera al Def 2016: poche disuguaglianze e alta scolarizzazione, ma aziende piccole e in ritardo sull’innovazione


di Chiara Bert


TRENTO. Abbiamo il Pil pro capite della Svezia (33.700 euro) e un indice di disuguaglianza del reddito sotto della media italiana e del Nord Est. Tassi elevati di investimenti in ricerca e sviluppo (seppur sostenuti principalmente dal settore pubblico) e buoni livelli di scolarizzazione, con un tasso di abbandono tra i più bassi in Italia (ma nella fascia dei 30-34enni laureati restiamo distanti dal Nord Europa e dall’area tedesca). L’occupazione tiene, nonostante anni di crisi, così come tiene il sistema di welfare che si traduce in un’elevata aspettativa di vita. C’è, infine, un contesto ambientale che aiuta: buona qualità dell’aria, alta produzione di energia da fonti rinnovabili, alta raccolta differenziata dei rifiuti.

Le ombre. Ma accanto ai punti di forza del Trentino, il Documento di economia e finanzia provinciale 2016 - in attesa del documento di ottobre che anticiperà le scelte della manovra finanziaria - ne fotografa anche i punti di debolezza. Primo: il calo del Pil (dal 2,7 del 1995-2000 al -0,3 del 2010-2014) e la diminuzione della produttività del lavoro in modo più consistente della media italiana e delle regioni vicine. Secondo: il sistema produttivo, caratterizzato da imprese, piccole (il 94% ha meno di 10 addetti), con basso dinamismo (il tasso di natalità è passato dal 6% del 2013 al 5,6 del 2015), un’incidenza contenuta del settore manifatturiero rispetto alle altre regioni e invece una sovradimensione (seppur in calo) dell’edilizia, un ritardo nell’innovazione (anche se si osserva un aumento degli occupati nei settori ad alta tecnologia), una difficoltà dei giovani sul mercato del lavoro, forti differenze di genere nell’occupazione e una scarsa incidenza delle donne tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti (il 25,8% nel 2015, in calo rispetto ai due anni precedenti e sotto la media italiana che è al 31%), infine un’incidenza delle sofferenze bancarie che in pochi anni ha raggiunto il livello medio nazionale.

Provincia, bilancio in calo. Parte da questa analisi il documento che la giunta provinciale approverà oggi. La previsione è che il bilancio di Piazza Dante passi dai 4 miliardi 534 milioni del 2016 a 4 miliardi 76 milioni del 2017. Si lavora naturalmente in una situazione che è ancora di grande incertezza per le scelte che il governo farà a livello nazionale sul fisco, che impatteranno anche sulle entrate della Provincia: se per esempio il bonus degli 80 euro venisse trasformato in detrazione fiscale, peserebbe sul bilancio per circa 80 milioni. La spesa corrente stimata per il prossimo triennio risulta sostanzialmente stabile e si assesta a 3,1 miliardi, valore prossimo a quello medio registrato nel periodo 2009-2013: si concentra soprattutto su welfare (41%) e istruzione (25%), il 13% riguarda la finanza locale e circa il 3% il settore dei trasporti e della viabilità.

Le risorse per gli investimenti calano invece dagli 823 milioni del 2016 ai 443 del 2017, una riduzione di quasi 400 milioni determinata principalmente dall’impossibilità di iscrivere a bilancio l’avanzo di amministrazione degli esercizi precedenti. Il Def ricorda che «la precedente legislatura è stata caratterizzata da livelli molto elevati di investimenti (1,2 miliardi all’anno la media 2009-2013), sostenuti anche dal ricorso al debito da parte delle società di sistema, livelli giustificati anche dalla necessità di contrastare la crisi. Per recuperare risorse la Provincia punta ad agire in diverse direzioni: disimissioni del patrimonio immobiliare, partenariato, recupero di risorse a livello locale, coinvolgimento del risparmio privato, come per il social housing e il Fondo strategico regionale, ma anche revisione delle agevolazioni e delle tariffe, stretta sugli incentivi e spending review.













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