Solo uno su 5 è associato 

Commercialisti, poche sinergie

Trento. I commercialisti continuano ad aggregarsi poco e, come la maggior parte delle professioni liberali, esprimono una voglia di autonomia che li porta a conservare una forte impronta individuale....



Trento. I commercialisti continuano ad aggregarsi poco e, come la maggior parte delle professioni liberali, esprimono una voglia di autonomia che li porta a conservare una forte impronta individuale. Tuttavia, la sempre più forte spinta alle specializzazioni e la crescente complessità dei sistemi socio-economici pubblici e privati, rendono sempre più inadeguato il modello “atomistico” della professione. Dai dati forniti dalla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza dei dottori commercialisti chi esercita la professione in forma associata o societaria (totale o parziale) ha un reddito medio pari a ben 125 mila euro (volume di affari 245 mila euro) contro i 49 mila euro di chi esercita esclusivamente in forma individuale (volume di affari 80 mila euro). «I motivi per cui i modelli aggregativi esistenti, da quello tradizionale dell’associazione professionale a quello più recente della società tra professionisti – spiega il Consigliere nazionale delegato all’Innovazione e organizzazione degli studi professionali, Maurizio Grosso - sono poco diffusi tra i Commercialisti possono essere individuati, da un lato, nei limiti culturali tipici del modello atomistico, e, dall’altro, nei limiti statutari e normativi dei modelli esistenti. Infatti, nonostante le migliori performance economiche dello studio associato e della STP, solo un commercialista su 5 è associato». Nel documento si sottolinea la rilevanza dei fenomeni di crisi che interessano la professione, tra i quali il calo dei giovani iscritti all’albo.













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