Geometria e natura, Annamaria Gelmi  espone a Roma 

Arte. Un trittico per la mostra alla Bibliothè Gallery nell’ambito della rassegna “Signum” Tornano i motivi dell’astrattismo figurativo dell’artista trentina, sospesi tra geometria e biologia La critica Simona Cigliana: «Il suo è un segno forte ma cè tutto il distacco di un monaco zen»  


Sandra Mattei


Trento. C’ è bisogno di affidarsi alla cultura e di consolarsi con la bellezza, in questi tempi così difficili, dove la regola è il distanziamento e il buon senso ci impone di limitare i rapporti. Sarà per questo che, nonostante i decreti di chiusura di mostre ed eventi, l’ attività delle istituzioni museali e culturali non si ferma, anzi ci si ingegna per renderle fruibili attraverso la tecnologia, con video e dirette streaming per poter rendere partecipe comunque, a distanza, il pubblico orfano di stimoli alla riflessione. Nel caso di Annamaria Gelmi, artista trentina tra le più note ed apprezzate, l’ ultima mostra che ha aperto mercoledì scorso e rimarrà visitabile fino al 7 dicembre, è allestita in uno spazio aperto. Sì, perché “Geometria e natura” si tiene alla Bibliothè Gallery di Roma, una biblioteca d’arte con ristorante vegano annesso e per questo aperto tutti i giorni (domenica esclusa) fino alle 18. La mostra, a cura di Francesco Gallo Mazzeo, con apporto critico di Simona Cigliana, presenta un’ opera unica, un trittico, ed è il ventiquattresimo appuntamento della rassegna “Signum”. “Anche in tempi di pandemia – scrive Annamaria Gelmi, ad accompagnamento del comunicato – faccio questa mostra, un po’ particolare”. L’artista nella sua lunga e prolifica carriera, foriera di tanti riconoscimenti, ha spaziato nell’uso di varie tecniche, dal plexiglas alla carta seta giapponese, dalla decorazione di pareti alla modellazione del ferro. Una carriera lunga cinquant'anni, costellata di partecipazioni ad importanti eventi come Manifesta 2008 e la Biennale di Scultura a Roma nel 2010, personali di grande successo, ma anche workshop internazionali (solo per citarne alcuni), nella quale la costante dell'artista è la ricerca di una sintesi tra la natura, il reale e la sua rappresentazione simbolica. Segni che sono nel tempo affidati alla geometria, all'architettura, a figure come croci e totem: un’estetica rigorosa che dai segni sinuosi degli esordi, diventa più rarefatta, e si avvale di porte, perimetri, labirinti, rappresentati sia in versione bidimensionale, con dipinti su carta intelata, sia tridimensionale, con sculture in acciaio, corten, bronzo. Alcuni elementi sono ricorrenti, come le soglie di vari colori attraversate da una frattura verticale ad indicare la possibilità di andare oltre e come i fiori e le foglie stilizzati, tulipani soprattutto, applicati su supporti in metallo o scolpiti in dimensioni monumentali per allestimenti site specific. Un astrattismo figurativo che consente all'artista di filtrare il dato naturalistico con il rigore della sua estetica. Anche nell’opera “Geometria e natura” esposta a Roma, si alternano elementi geometrici e biologici: supporti rigorosamente bianchi racchiudono sia quadrati che foglie. “Tre serie di forme – scrive Simona Cigliana - si allineano in parallelo, su strisce di bianco assoluto, contrastanti nella configurazione e nel colore: multicolori e spigolosi i primi, verdi e sinuose le seconde. La ripetizione seriale di tali elementi crea una scansione ritmica: sopra e sotto, i moduli geometrici dei quadrati, diversamente aggruppati, si dispongono come i neumi di un’antica notazione musicale, mentre, nella fascia centrale, la foglia via via s’inclina e, tratta progressivamente verso il basso, sembra appassire e venir meno. La musica della ragione si confronta con l’armonia dei cicli stagionali, con le sue cadenze, ovvero con la ciclicità della vita, con le sue fasi di crescita e decadimento, l’una contrapposta all’altra, ed entrambe irriducibili. Una riflessione, di fatto, sui massimi sistemi, una raffigurazione dello scacco in cui l’esistere è costretto, sotto l’occhio della coscienza che lo osserva”. Un dialogo tra forme concettuali e biologiche che rimanda ad interrogativi sul rapporto tra uomo e natura: “un raffronto, come scrive Simona Cigliana, che in quest’opera è di sovrana serenità: Gelmi contempla lo scacco e ci invita alla meditazione, con un segno forte ma con il distacco di un monaco zen”.













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