Zaia: «La tragedia della Marmolada ricorda che la montagna è fragile»

La nota del presidente del Veneto, la Regione che con 8 morti ha pagato il bilancio più pesante nel crollo del ghiacciaio. «La montagna va vissuta, ma si ricordi che è imprevedibile»



VENEZIA. La tragedia della Marmolada «ci spinge a tenere a mente quanto sia fragile il territorio delle nostre montagne e quanto sia cambiato e stia cambiando, anche a causa dell'evoluzione climatica». Lo afferma il presidente del Veneto, Luca Zaia, in una nota a un anno dal distacco della valanga che uccise 11 persone, otto delle quali residenti in regione.

«Una tragedia - sottolinea Zaia - che ha lasciato il segno: un dolore indimenticabile nelle famiglie delle vittime e dei feriti, di chi si è speso per portare aiuto. I segni sul ghiacciaio della Regina delle Dolomiti si possono ancora osservare, è una ferita aperta. Ricordo quel giorno, domenica 3 luglio. Il sole splendeva, sembrava un giorno perfetto per una scalata, almeno per le cordate di alpinisti che si erano avventurate sulle nostre Dolomiti. Era caldo, troppo caldo per quella zona dell'area dolomitica. Alle 13.43 è scoppiato il Big Bang: è l'ora in cui si è registrato il crollo della parte sommitale del ghiacciaio e il distacco di una massa enorme di ghiaccio e pietra che ha travolto i malcapitati. Se prima c'era il sole con la sua luce e la spensieratezza che li avvolgeva, immediatamente dopo è piombato il buio, il silenzio e la catastrofe».

Ricordando «gli sforzi dei soccorritori, che hanno dato il massimo in quelle ore complicate» e ringraziando il Soccorso Alpino veneto e trentino, gli uomini del Suem 118, i Vigili del Fuoco e le Forze dell'Ordine e della Protezione Civile, «tutti uniti in uno sforzo corale che ha esaltato le capacità di soccorso», Zaia sottolinea che «la montagna rappresenta in Veneto uno dei pezzi di territorio più straordinari e apprezzati e, come tale, dobbiamo fare ogni sforzo per rispettarla e averne cura. Serve però la consapevolezza che anche un ambiente molto frequentato e apparentemente 'friendly', come le nostre Dolomiti, può esprimere fenomeni imprevedibili, intensi, pericolosi: sono le leggi della natura, dove il potere dell'uomo non può che arrendersi. La montagna va vissuta, va visitata, va esplorata, non deve trasformarsi in un museo intoccabile che si guarda da lontano. Anche nel ricordo di chi, quel giorno, ha perso la vita o è rimasto ferito, praticando l'attività che amava», ha concluso il presidente. 













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