Il caso

Volpe ferita e soppressa a Laives, Enpa pronta a costituirsi parte civile

L’ente: “In Trentino Alto Adige manca una politica adeguata di tutela della fauna selvatica e della biodiversità”



TRENTO. L’Enpa è pronta a costituirsi parte civile, qualora venga appurata la responsabilità del guardiacaccia nella morte della volpe trovata ferita e soppressa qualche giorno fa a Laives.

“E’ necessario fare chiarezza su un evento che potrebbe costituire un grave reato, e si dovranno verificare le responsabilità delle Istituzioni pubbliche, perché le leggi valgono per tutti: gli Enti pubblici non godono di esenzioni dal loro rispetto, anzi dovrebbero rappresentare un esempio da seguire", scrive in una nota Ivana Sandri, presidente di Enpa Trentino. 

"Nella Provincia Autonoma di Bolzano il soccorso agli animali selvatici si fa con le uccisioni? Perché la legge 157/1992 parla chiaro, gli animali feriti "devono" essere soccorsi; i legislatori sono intervenuti in seguito per modificare anche il Codice della strada, per stabilire responsabilità e modalità di intervento, affinché nessun animale debba rimanere abbandonato a morire fra le sofferenze, oppure venga ucciso in maniera crudele, magari dettata dal fatto che in Alto Adige e in Trentino mancano i Cras in cui poter ricoverare i selvatici feriti o in difficoltà”.

“L'uccisione di una volpe ferita, rinvenuta a Laives da due signore che hanno cercato per ore, inutilmente, di portarle soccorso, ci fa capire che in Trentino Alto Adige Südtirol non c'è ancora una politica adeguata per la tutela della fauna selvatica e della biodiversità. Ma non c'è spazio neppure per la civiltà, se è vero - come sembra dal video diffuso - che l'animale è stato ucciso con modalità cruenta, tanto da sconvolgere le due soccorritrici, e senza far intervenire il veterinario per accertare se potesse essere salvata e re-immessa sul territorio”, conclude Enpa. 













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