Piogge record in Primiero nella notte di fine agosto 

Il clima che cambia. Erwin Filippi Gilli illustra i dati: «La massima intensità è stata raggiunta  con 10,4 mm caduti in soli 15 minuti». E ricorda i danni: «Grave la colata di detriti del Travignolo»


Raffaele Bonaccorso


Primiero san martino. Il dottore forestale Erwin Filippi Gilli, esperto in climatologia e ricercatore di storia locale, ha segnalato al “Trentino” gli effetti delle precipitazioni temporalesche del 29 e 30 agosto 2020 nel bacino del torrente Travignolo, segnatamente in Val Venegia.

«Si è trattato di un fenomeno temporalesco intenso – scrive Erwin Filippi Gilli – che ha scaricato una notevole quantità d’acqua, ma soprattutto con una intensità significativa; a differenza di altre stazioni di rilevazione presenti nel Primiero, a Passo Rolle lo scroscio è stato continuo raggiungendo la massima intensità (10,4 mm in 15 minuti) alle ore 0.15 del 30 agosto. Analogamente a quanto successo sia in Val Pradidali che nella zona di Colverde, anche la Val Venegia ha subito gli effetti della precipitazione, soprattutto nella zona del Campigolo della Vezzana poco a monte della Malga Venegiota».

In sintesi, Filippi Gilli ha osservato che si sono sviluppate due colate detritiche di grandi dimensioni, «una proveniente dal canalone che si risale per raggiungere il rifugio Mulaz ed una dal vallone del Travignolo. Mentre la prima ha causato danni limitati (l’interruzione della strada e qualche inghiaiamento di un piccolo settore di bosco), quella proveniente dal Travignolo è stata decisamente più importante. Il grande volume di materiale movimentato, almeno 30 - 35.000 mc, è andato ad alluvionare il Campigolo della Vezzana su una superficie valutata in 5,5 ettari di cui 2,7 occupati da detrito grossolano con spessori variabili dai 0,5 ad oltre 2 m, altrettanti da sabbie e limi. Oltre a ciò la strada per la Baita Segantini e stata sepolta o erosa per un lungo tratto. Più che una descrizione del fenomeno, che si è innescato poco sotto lo sperone centrale del ghiacciaio del Travignolo, credo – spiega ancora il dottore forestale – sia più interessante una analisi degli effetti ambientali a esso connessi. Oltre al fatto che si sono irrimediabilmente distrutti almeno 3 ettari di pascolo pregiato, spiace vedere quelle che una volta erano aree ad elevata biodiversità ridotte irrimediabilmente ad una landa di ghiaia e sassi. Sono andate perse superfici occupate da habitat quali le “Lande alpine e boreali – n.4060 della direttiva Cee di Natura 2000” e “Formazioni erbose calcicole alpine n.6170” che pur non essendo considerati habitat soggetti a rischio di estinzione, avevano comunque una loro valenza. Ma forse quel che è peggio è la distruzione di due delle cinque aree su cui era stata segnalata una specie non comune e minacciata di estinzione denominata Carex microglochin. Purtroppo ad eventi come questi, che non sono rari in Val Venegia (agosto 1998 e settembre 1999 solo per citarne due del secolo scorso), dobbiamo abituarci: i cambiamenti climatici in atto portano ad un intensificazione dei fenomeni violenti con danni spesso gravi a infrastrutture ed abitazioni».

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