Levico, il degrado incombe sulla chiesetta di San Biagio 

L’allarme del custode. Nei giorni scorsi tutto attorno all’edificio sono state abbandonati i rifiuti di alcuni “rave”, ma incombe il rischio che manchi la corrente per dei cavi stradali “a vista”


Franco Zadra


Levico terme. Una collocazione magnifica, un’oasi di pace, un tesoro artistico e culturale che aderisce perfettamente, seppure non citato, alle “buone intenzioni” degli indirizzi di governo che il sindaco Gianni Beretta esporrà a fine mese in sala consigliare. Stiamo parlando della chiesetta di san Biagio che dà il nome alla collina considerata dalla Provincia zona di notevole interesse archeologico.

Teppisti all’opera

Tra martedì e giovedì scorso è stata teatro di una scorribanda di teppisti, promotori di una sorta di raduno dei folli, che nottetempo hanno riempito il piccolo sagrato di cocci di bottiglie della birra scaglianti per passatempo contro l’ingresso del XI secolo, senza però riuscire a violarlo. «Quando mi sono trovato davanti quello spettacolo – ci racconta il custode, Paolo Gaigher – mi si è stretto il cuore e mi sono affrettato a ripulire quello scempio senza pensare di raccogliere prove e documentare il fatto. Resta il cumulo di cocci che ho portato a valle, ma urgente per me era restituire al luogo la sua dignità il prima possibile». Il parroco, don Ernesto Ferretti, ha subito provveduto a fare una segnalazione ai carabinieri che pare gli abbiano assicurato una più stretta sorveglianza della collina che, per altro, la notte è illuminata da alcuni faretti esterni.

Illuminazione a rischio

«Un cavo elettrico di 400 metri– spiega Gaigher, prossimo ai 70 e incaricato dall’associazione pensionati da svariati anni di garantire la possibilità di visita al luogo, almeno nel periodo estivo, il lunedì dalle 16 alle 18 – porta la corrente da una cabina ai piedi della collina. Sono ormai quattro anni che l’amministrazione comunale lo ha predisposto su nostra richiesta, poiché gli affreschi interni anche di giorno non sarebbero visibili in tutti i loro particolari di pregio. Prima della tempesta Vaia, almeno nel suo ultimo tratto, il cavo era aereo, cioè sospeso ad alcune piante poi abbattute dal vento. Considero un miracolo di San Biagio il fatto che non si sia spezzato nella tempesta, ma ora è adagiato sul terreno e corre a bordo strada dopo aver risalito la collina e attraversato il grande prato dove operano gli associati della cooperativa San Biagio, anche utilizzando un piccolo trattore con rimorchio. Una situazione precaria e forse pericolosa che l’amministrazione precedente aveva già progettato di risolvere interrando il cavo per tutto il suo percorso, ma poi, con le dimissioni di Sartori, si è bloccato tutto».

All’interno della chiesetta, sei faretti a luce fredda, richiesti dalla sovrintendenza per salvaguardare gli affreschi, si collegano in un piccolo groviglio di cavi che corrono sul pavimento a un quadro elettrico mobile. Davvero una situazione precaria che sollecita di suo un intervento urgente e risolutivo dell’amministrazione comunale.













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