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Zanzara importata, «ipotesi remota»

Le prime verifiche: troppo lungo e pieno di scali il viaggio della famiglia africana per pensare che l’insetto possa essere sopravvissuto



TRENTO. Molto provati per quello che la famiglia di Sofia sta vivendo e sono tutti a disposizione di procura e Nas per chiarire qualsiasi dubbio, per rispondere a tutte le domande. «Una collaborazione incredibile» viene specificato quella della famiglia del Burkina Faso le cui bimbe - ammalate di malaria - erano ricoverate in pediatria assieme a Sofia. Sono già stati tutti sentiti e hanno ricostruito quello che è successo nelle ultime settimane. A ritroso, dal ricovero in ospedale all’atterraggio dell’aereo dopo la vacanze nel Paese di origine. Una tempistica che farebbe venir meno - sulla carta - la possibilità del trasporto nel loro bagaglio di una zanzara anofele. Fra l’arrivo della famiglia in Italia e l’ingresso delle due bambine nel reparto del Santa Chiara, sarebbero infatti passati dieci giorni. La partenza dal Burkina Faso, il cambio di aereo ad Istanbul, l’atterraggio a Milano, il trasferimento fino a casa. E qui i primi segni di malessere osservati in famiglia per qualche giorno, il ricovero in un primo ospedale e quindi il trasferimento a Trento. Con valige disfatte e rifatte. Una catena temporale e di fatti che rende meno percorribile l’ipotesi della «malaria da bagaglio». Che però resta fra quelle da vagliare fino a quando non ci saranno risultati certi dall’analisi dei reperti organici. Si tengono aperte tutte le ipotesi in modo da lavorare ad ampio raggio e non tralasciare nulla in questa storia che ha tante domande che restano per ora senza risposta. Una tragedia che ha colpito nel profondo la famiglia Zago-Ferro, ma anche quella che dal Burina Faso ha trovato dimora in Trentino. Scossi per quello che è accaduto a Sofia, sono vicini al dolore dei genitori della piccola e, come detto, si sono messi a completa disposizione. Quello che hanno potuto e che posso fare per aiutare la giustizia (e anche il ministero della sanità) lo faranno. Intanto anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha voluto dimostrare la sua vicinanza alla famiglia di Sofia Ferro. E lo ha fatto mediante un incontro fra i genitori della piccola e i componenti della commissione ministeriale prima del ritorno di questi a Roma. Un incontro per esprimere la vicinanza e l’intenzione di mettere il massimo impegno per capire cosa sia successo. Un abbraccio che ha fatto sentire la famiglia meno sola, un incontro informale durante il quale, come era inevitabile che fosse, si sono anche ripercorsi gli ultimi giorni di vita della bambina. Morta di malaria dopo la festa per il suo quarto compleanno. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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