Zandonai, si alza il sipario e tutta la città è in festa

L’inaugurazione del teatro restaurato con lo show in strada e l’Haydn


di Luca Marsilli


ROVERETO. Per una volta il teatro ha fatto da quinta. Perché la vera festa è stata fuori, in corso Bettini. Dove almeno 5mila persone si sono assiepate arrivando in certi momenti dal teatro fino a via Paganini. E dopo avere parcheggiato ad almeno un chilometri di distanza, perché dalle 17 in poi nella parte centrale della città non c’era posto nemmeno per una bicicletta. «Non potevamo portare tutta la città nel teatro - ha detto il sindaco Miorandi nel suo stringatissimo intervento di saluto – e allora abbiamo portato il teatro nella città». Frase forse un po’ troppo spinta, perché l’operazione, per certi versi geniale, di coinvolgere nello spettacolo inaugurale tutte le scuole di danza e tutti i gruppi che fanno musica, dalle bande, alle scuole fino ai cori, aveva un impostazione evidentemente molto diversa. Più vicina allo spirito dell’Olimpiade della danza organizzata da Enkel Zhuti (che non a caso riempie per due giorni di seguito il Melotti o il palazzetto) che a quello della stagione teatrale. L’arte, nelle sue diverse declinazioni, vista dalla parte di chi la fa al suo livello base. Ma ugualmente lo spirito con cui una operazione del genere è stata pensata nella interpretazione di Miorandi resta non solo rispettabilissimo, ma anche molto interessante. «Questo spettacolo – ha detto – è l’espressione della vivacità artistica e culturale di Rovereto. Un mondo che dovrà trovare nel rinato Zandonai il proprio spazio d’elezione». Ed è probabilmente verissimo. La gran parte dei partecipanti all’evento era giovane o giovanissima: saranno loro a godere dello Zandonai nei prossimi anni. La stragrande maggioranza da spettatori, magari qualcuno da artista. Ma avvicinare il teatro al mondo della cultura diffusa è uno sforzo lodevolessimo e lungimirante. La funzione che per la generazione degli attuali quarantenni e cinquantenni ha fatto la scuola, e qualche insegnante particolarmente illuminato. Pubblico e artisti hanno capito e premiato il sindaco con un applauso caloroso. Come hanno risposto con altrettanto calore alla richiesta di un applauso per le amministrazioni precedenti, praticamente chiamato dallo stesso Miorandi: «Non possiamo che ringraziare chi ha avuto l’idea di recuperare lo Zandonai e chi ha lavorato per realizzarla per 12 anni». La parte dei discorsi è stata stringatissima. Dopo il sindaco, solo il vicepresidente della giunta provinciale Alessandro Olivi. Che ha citato De Filippo: «Il teatro non è indispensabile ma serve ad annullare la distanza che c’è tra te e me». Un luogo unificante, ha detto OIivi, anche in chiave di costruzione delle nuove cittadinanze. Sulle polemiche per le scelte compiute per gli spettacoli inaugurali e sui vip, da Olivi parole che possono anche essere lette come una punzecchiatura: «Da domani lo Zandonai sarà di tutti i roveretani e i trentini. Che sceglieranno cosa vedere e cosa no. Quelli che oggi sono qui in piazza e a teatro saranno soprattutto in piccionaia, perché non sono invitati né vanno a teatro per vedere chi c’è e come è vestito, ma perché hanno fame di cultura».

Pochi minuti a chiusura dello spettacolo che ha avuto una lunga e modernissima “coda”: le decine di cantanti, attori, musicisti e ballerini che si prodigavano in autoscatti con i cellulari: la prova contemporanea dell’ “io c’ero”, destinata a diventare ricordo per una giornata che entrerà certamente nella memoria collettiva. Risultato enorme, perché forse nemmeno dell’inaugurazione del Mart si può dire la stessa cosa. Verso le sette, a buio ormai calato, in corso Bettini si smontava già il palco, per fare posto a centinaia di seggiole davanti al maxiscermo per i molti che il concerto inaugurale della Haydn l’avrebbero seguito lì. E una mezz’ora dopo si apriva il portoncino. Col simpatico siparietto del sindaco (che si era cambiato in un camerino: il primo ad usarlo) che uscito su corso Bettini in postura da “maschera” lanciava un baritonale: «signori, il teatro è aperto». Dopo 12 anni si rivedeva la coda al botteghino, si tornava a passare dalle forche caudine della seconda porta, con un controllore dei biglietti per lato, ci si perdeva un secondo nell’atrio, guardandosi attorno. Una festa di sorrisi soddisfatti. Unanime l’ammirazione per la qualità del recupero: piace, il rinato Zandonai. Qualcuno arriva a dire che è più bello di come se lo ricordava e probabilmente è così.

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