Vitalizi, tempo scaduto Ma nessuno restituisce

Un mese fa la lettera di Rossi e Avanzo agli ex ribelli, pronti a fare opposizione Trentino Riscossioni: pignoramenti in salita con una causa pendente


di Chiara Bert


TRENTO. Tempo scaduto. La lettera dei presidenti del consiglio e della giunta regionale, Chiara Avanzo e Ugo Rossi, che intima agli ex consiglieri di restituire gli anticipi dei vitalizi in base alla riforma del 2014, è stata spedita lo scorso 10 agosto: dava 30 giorni entro cui pagare quanto dovuto, in caso contrario sarebbe scattata un’azione di recupero forzoso. I termini scattano dal ricevimento della raccomandata, e ci sono consiglieri, vuoi perché in ferie vuoi per altri motivi, l’hanno ritirata alcuni giorni dopo (uno addirittura l’8 settembre), ma il tempo è trascorso e, come prevedibile, «ad oggi - conferma la presidente del consiglio Chiara Avanzo - non è arrivato nulla». «L’unica cosa che ho appreso, dai giornali perché al consiglio non è arrivata alcuna comunicazione, è la minaccia di diffida contro l’ingiunzione annunciata da Claudio Taverna (portavoce dell’associazione degli ex consiglieri ed ex parlamentari, ndr)».

Gli ex sono stati chiari: non solo non restituiranno un euro, ma risponderanno all’intimazione della Regione con una contro-diffida «data l'impraticabilità giuridica dell'ingiunzione fiscale, per la natura delle somme in contenzioso».

Si tratta di 6.191.888 euro dovuti al consiglio regionale e non restituiti autonomamente dopo la riforma del 2014 che ha rivisto gli anticipi dei vitalizi approvati dal consiglio nel 2012: di questi, 4,8 milioni di anticipi dovuti dagli ex consiglieri che avevano optato per l’attualizzazione e 1,3 milioni di anticipi erogati a consiglieri che non avevano ancora maturato il requisito anagrafico per il vitalizio.

Trascorsi i 30 giorni indicati nella lettera di diffida, i tempi del recupero coattivo però si allungano. Per attuarlo consiglio e Regione si sono rivolti a Trentino Riscossioni, la società che si occupa della riscossione dei tributi, che può avvalersi di forme di ingiunzione di pagamento maggiori. Ma se il consiglio regionale ha già siglato la convenzione, manca ancora quella con la Regione (che si è aggiunta in corsa per rafforzare l’azione), che deve aderire alla società acquistando un certo numero di azioni. «Servirà un mese, dopo quello nel cda serve un passaggio nel nostro comitato di indirizzo», stima il presidente di Trentino Riscossioni Alberto Rella (ex consigliere regionale che ha rinunciato a fare ricorso). I due contratti saranno poi stipulati in modo contestuale.

E poi? Poi il cittadino potrebbe pensare che a quel punto tutto è pronto per l’azione forzosa che arriva fino al pignoramento dei beni di chi non paga il dovuto.

Ma le cose sono quasi sempre più complesse di come si può pensare. Se da parte degli ex partisse, come preannunciato, l’opposizione davanti al giudice, «difficile che con una causa pendente ci possano essere atti esecutivi», osserva Rella. Lo scenario più probabile è che Trentino Riscossioni invii agli ex consiglieri un avviso di diffida che dà loro 30 giorni per pagare (sarebbe il terzo, dopo la prima lettera di Avanzo di fine 2014 e la missiva di Rossi e Avanzo di agosto); in mancanza di risposte scatta l’ingiunzione con gli atti esecutivi conseguenti. Ma l’iter potrebbe appunto bloccarsi prima di quegli «atti esecutivi» che altro non sono che i pignoramenti. Tutto fermo fino alla sentenza di un giudice. Una mezza vittoria per gli ex consiglieri. «I nostri legali ci hanno assicurato che la strada del recupero forzoso è percorribile», conferma la presidente del consiglio regionale, «quanto al piano operativo, ci dobbiamo attenere alle procedure della società».

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