Violenze sulla compagna incinta

Finisce in prigione. Perseguitava la donna al settimo mese di gravidanza



TRENTO. Lui era agli arresti domiciliari, ma aveva trasformato in una prigionia la vita della sua convivente e quella del figlio di lei. Minacce, maltrattamenti, violenze psicologiche, scenate di gelosia e affermazioni di possesso e di supremazia. Un quadro quasi agghiacciante che ha portato dritto dritto dietro le sbarre un giovane marocchino di 22 anni che se la prendeva con la compagna incinta.

Tutto è capitato ad Aldeno. La donna, un’italiana trentenne, aspetta un figlio dal giovane marocchino, mentre ha un figlio da un altro uomo. Proprio questo aspetto era uno dei motivi di attrito con il convivente. Il giovane marocchino era agli arresti domiciliari a causa di una vicenda di droga. A rendersi conto che qualcosa non andava per il verso giusto sono stati i carabinieri della stazione di Aldeno che eseguivano i normali controlli su chi si trova agli arresti domiciliari.

A ogni visita in quella casa, vedevano che la donna se ne stava in disparte. Sembrava quasi terrorizzata. Anche il bambino sembrava avere molta paura di quel giovane marocchino che si mostrava come spavaldo e arrogante.

Così i carabinieri hanno deciso di capire cosa stesse accadendo dentro quelle mura. Temendo che vi fosse una verità nascosta, hanno separato con una scusa il giovane marocchino dalla compagna, che è ormai al settimo mese di gravidanza, e hanno cercato di fare chiarezza. E’ emerso un quadro a dir poco preoccupante. Il giovane marocchino si comportava con la donna e con il figlio come se fosse un padrone. Voleva decidere tutto lui. Se non veniva obbedito, urlava, minacciava e passava anche alle vie di fatto con violenze di genere. Non risparmiava neanche il bambino, ma se la prendeva soprattutto con la donna che ormai era stufa di quel trattamento.

Anche a causa della prossima maternità, la giovane era decisa a metter fine a questo stato di fatto. Non voleva che il convivente mettesse in pericolo anche il bambino in arrivo con le sue crescenti violenze e con le sue minacce sempre più gravi. Per questo motivo ha deciso di collaborare con i carabinieri. Una volta chiarito il quadro di continue violenze, i militari hanno presentato denuncia in Procura. Così la misura cautelare degli arresti domiciliari per il giovane marocchino è stata trasformata in detenzione. Questo perché, sulla base delle prove raccolte, è emersa la pericolosità sociale del giovane. In questo modo è stata messa al sicuro la sua convivente, oltre a suo figlio e al bambino che porta in grembo.

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