Villa romana, dopo vent’anni si potrà  tornare a visitarla 

Chiusa dal 2000, ora nuovo cantiere: ecco come diventerà I lavori sospesi nel 2015 per i resti di una necropoli  


di Sandra Mattei


TRENTO. Prima le infiltrazioni sul mosaico raffigurante Orfeo. Poi i reperti affiorati, che hanno bloccato per altri due anni i lavori di riqualificazione. Sono passati quasi vent’anni dalla chiusura di uno dei gioielli della Tridentum sottorranea, la Villa romana di via Rosmini, ma ora si intravvede finalmente l’inizio dei lavori tanto attesi per potere restituite alla città il sito archeologico. È il soprintendente ai beni culturali Franco Marzatico, insieme a Franco Nicolis e l’architetto Giovanni Beretta dell’Ufficio archeologico e il progettista Claudio Salizzoni ad illustrare come si è arrivati al progetto definitivo ed all’imminente avvio dei lavori. Per chi ha più di quarant’anni, il ricordo della Villa romana meta delle visite con la scuola, è ben presente.

Nuovi insediamenti svelati. Dal 2000 il sito archeologico è inagibile, perché la copertura in muratura e vetro che custodiva il prezioso mosaico raffigurante al centro Orfeo che incanta le belve, era obsoleta.

«In quell’anno - spiega Franco Marzatico - c’era stato il passaggio del sito dallo Stato alla Provincia e quest’ultima verificò che non c’erano più le condizioni di sicurezza per le vestigia conservate e nemmeno i requisiti per aprire il sito al pubblico. Fu così che si rese necessario un progetto per la riqualificazione dell’area archeologica e solo nel 2013 venne finalmente approvato il progetto esecutivo, grazie al finanziamento di 2 milioni di euro per i lavori».

Il problema è che, nel momento in cui si è iniziato a scavare, ci si è trovati di fronte a nuovi ritrovamenti. «Nel 2015 - aggiunge Marzatico - sono partiti gli scavi per i sondaggi esplorativi ed è così che sono emersi resti di una piccola necropoli, murature, un pozzo ed un sistema di condutture per il riscaldamento dell’aria. La necropoli venuta alla luce conservava sette scheletri, scoperta che ci ha fatto capire che, se la villa è databile tra il I e II secolo dopo Cristo, in un’epoca successiva, altomedievale, quell’area fu abbandonata dai residenti e divenne un cimitero. Sono emersi reperti importanti come intonaci dipinti, frammenti di anfore, pesi di telaio. A questo punto si è resa necessaria una variante del progetto, perché i sostegni previsti per reggere la copertura, sarebbero andati ad interferire con la necropoli. Abbiamo così dovuto affidare una variante del progetto all’architetto Claudio Salizzoni, nel giugno del 2017».

Si cambia progetto.

Il progetto precedente prevedeva di costruire sopra il sito archeologico una cupola ad esedre, che riprendeva il motivo del mosaico, che avrebbe permesso di vedere il pavimento dall’alto. L’accesso al piano sotterraneo (la villa è al di sotto di due metri dal livello stradale) sarebbe stato attraverso un ascensore, situato sul lato sud dell’area. «Con l’incarico della variante - afferma l’architetto Salizzoni - mi è stato chiesto di rivedere la collocazione delle colonne su cui reggere la copertura. Da parte del Comune, inoltre, i suggerimenti sono stati di evitare criticità che la cupola in vetro avrebbe potuto rappresentare, per una manutenzione complessa, ma anche per eventuali vandalismi».

Corten e lucernari.

È così che si è arrivati al nuovo progetto, con le varianti di importi per la copertura, approvato dalla determinazione della Soprintendenza dei beni culturali del 20 dicembre 2017. I lavori sono affidati alla ditta che aveva vinto l’appalto nella gara, la Dega srl di Trambilleno e che ha accettato di proseguire l’incarico. Eliminata l’idea della cupola, la copertura a livello stradale sarà evidenziata con pietra macinata alternata ad inserti di pietra verdello e, nella zona centrale, che è in corrispondenza dello spazio che delimita le due aree del sito archeologico (il mosaico e la necropoli), ci saranno dei lucernari a raso, opachi, che consentiranno di vedere l’area archeologica e faranno filtrare la luce nel piano sotterraneo. L’entrata avrà un portale, in corten, acciaio brunito che sarà utilizzato anche per delimitare l’area sul fronte strada. Il portale sarà sul lato nord est dell’area, a ridosso dell’edificio di via Santa Margherita che ospitava il Provveditorato e fino a pochi mesi fa era la sede della Fondazione De Marchi. Ora l’edificio liberato, consente anche di poter progettare nei suoi locali gli uffici dei Beni archeologici e laboratori per il restauro. Per ora, si potranno utilizzare gli spazi a piano terra, per un ascensore per i disabili. Ma per il recupero dell’edifico servono verifiche statiche e un finanziamento ad hoc. I lavori dovrebbero partire tra un mese.

Un po’ di storia.

I resti della villa sono emersi dopo i bombardamenti del 2 settembre del 1943 che distrussero Villa Consolati, costruita con ampio giardino circostante, proprio sull'area della domus. Nel 1954 si iniziò a scavare, sotto la supervisione della Soprintendenza delle antichità di Padova. La villa, costruita extra moenia tra il I ed il II secolo d. C. è caratterizzata da una pianta rettangolare con un pavimento a mosaico di 56 metri quadrati che raffigura scene del mito di Orfeo che incanta le belve.

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