Vibrazioni, il comitato diffida Rfi

I residenti del tratto cittadino di ferrovia attendono ancora la soluzione



TRENTO. “E’ brutto da dire ma la battaglia, iniziata dal Comitato antivibrazioni nel 2007, in questi giorni festeggerà il decennale”. Lo ammette il portavoce Maurizio Daldon il quale, con l’avvocato Mario Giuliano ed una ventina di residenti della parte di città vessata dai rumori dei treni, ha illustrato le nuove azioni che si stanno mettendo in atto per porre fine a questa tortura che giorno dopo giorno, notte dopo notte, avviene sulla loro pelle. Ad accogliere la delegazione il consigliere provinciale Filippo Degasperi. Il Comitato antivibrazioni città di Trento, nato nel 2006, riunisce – ora anche con una quota associativa per sostenere le spese legali - i residenti di quella parte di città che dal cavalcaferrovia di San Lorenzo arriva al sottopasso di via fratelli Fontana.

Tratto escluso dal progetto di realizzazione delle barriere fonoassorbenti per la previsione urbanistica del Comune che prevedeva l’interramento della ferrovia. Nonostante ciò, il loro posizionamento è sempre stato considerato inutile in quanto la distanza dagli edifici dalla fonte rumorosa è notevole e dimostrato anche dal recente studio dell’Appa. L’unico modo per risolvere il problema dei rumori e delle vibrazioni nella tratta centrale della città, è quello di far rallentare i treni o di utilizzare strumenti idonei da installare nei pressi delle rotaie che attenuino i rumori e le vibrazioni. Ora la diffida con la quale si chiede alla Rfi di farsi carico del problema. “La Provincia – dicono - deve essere la coordinatrice di questa attività che vada alla ricerca di una soluzione anche a livello parlamentare”. “Qui – hanno detto sia Daldon che Degasperi, supportati dall’avvocato Giuliano che nella giornata odierna invierà la diffida – si parla di rumore e di vibrazioni che vanno a braccetto, più velocità equivale a più rumore e di conseguenza più vibrazioni. Sotto alcuni aspetti si rischia pure il ridicolo: due famiglie hanno fatto causa a Trenitalia, hanno vinto, col risultato che i treni non rimangono più accesi sotto le loro finestre… ma spostati di qualche centinaio di metri, sotto le finestre di altre. Ulteriore problema: i nuovi treni Jazz, silenziosi durante il viaggio, al momento della fermata notturna e nel week end non si possono spegnere. Per colpa di un software la cui regolazione costa 300 mila euro e non si sa chi dovrebbe pagare”. “Se – conclude l’avvocato Giuliano – entro 30 giorni non otterremo le risposte auspicate, passeremo alle vie legali”. (c.l.)













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