Verso il recupero i forti del Brione

Fra cultura e turismo la valorizzazione del sistema di difesa dell'Impero



RIVA. I cent'anni dalla grande Guerra (2014 l'inizio, 2015 per l'Italia, 2018 la fine) che s'avvicinano a grandi passi, rappresentano per il sistema di fortificazioni austro-ungariche della piazza di Riva l'occasione d'oro per un recupero ed una valorizzazione attesi da decenni. La provincia, che ha preteso di assumere direttamente o attraverso il Museo della Guerra la regia delle celebrazioni, ha dettato le direttive entro cui gli enti periferici, comunità di valle e comuni, dovranno muoversi se vorranno attingere ai contributi.

Riva, che nel settore della cultura marcia con Arco e Nago-Torbole, ha così segnalato che nell'Alto Garda dalla Tagliata del Ponale al forte di Nago passando per il Brione, esiste un ventaglio di testimonianze che meritano sorte migliore dell'abbandono totale in cui giacciono da quando i recuperanti hanno finito di spogliarle dei residui ferrosi che, in anni di vacche magrissime, si vendevano un tanto al chilo. Della Tagliata si occupa direttamente la Provincia che ne è proprietaria, avendola ereditata dall'Anas. Sepolto perchè troppo costoso il megaprogetto di recupero presentato da Margherita Cogo quand'era assessore alla cultura, anche la provincia s'è orientata ad un recupero francescano, minimale: rendere sicuri e visitabili i luoghi, ma lasciandoli così come sono, anche perchè siano le pietre nude e crude a cercar di trasmettere ai visitatori d'oggi (e di domani) quel che dovette essere per centinaia e centinaia di giovani la vita da talpe che vi hanno condotto.

Forte Nago va bene così com'è: ed allora resta l'infilata dei quattro del Brione, da san Nicolò a Sant'Alessandro, per i quali l'assessore Brunelli, dopo sopralluogo con i consiglieri lungo il sentiero della Pace, ha affidato all'architetto Andrea Rigo dello studio Plan Architetture di Arco, l'incarico di studiare un recupero soft, secondo le direttive, ma comunque tale da consentire di aprire un percorso che sarebbe di eccezionale interesse dato che offre testimonianza delle quattro generazioni di forti costruiti dall'Impero in risposta alle mutate esigenze: di salvaguardia dei confini all'inizio, di reale efficienza bellica quando il conflitto era diventato realtà.

Per Forte San Nicolò di prima generazione -dove sono gli uffici di Lido di Riva- non ci sono problemi: l'ipotesi progettuale prevede però pulizia e ripristino del presidio in galleria per realizzarne un punto informativo e logistico per attività didattiche, culturali e sportive.  Per forte Garda, di IV generazione, calcestruzzo armato capace di ospitare 200 soldati occorre recuperare l'accessibilità dal sentiero della Pace, pulizia degli interni ed interventi di consolidamento e messa in sicurezza, più tutta la cartellonistica necessaria.  Per la Batteria di mezzo (seconda generazione, pietre squadrate e copertura in calcestruzzo, capace di ospitare 70-80 uomini) gli alpini di Sant'Alessandro (che potrebbero continuare ad usarlo, magari assieme agli astrofili) hanno già fatto molto in termini di pulizia e controllo: basta il consolidamento delle strutture.

Resta forte sant'Alessandro, il più a nord verso Arco, per cui non si suggeriscono interventi. Il totale delle spese da sostenere, dal sommario preventivo iniziale, arriva al milione. Se dalla Provincia arriveranno contributi da permettere gli interventi, nel giro d'un paio di anni il percorso potrebbe essere pronto per un mercato turistico che, assicura anche Ingarda, è assolutamente interessante. Il tutto accompagnato dalla serie di interventi di natura culturale e didattica che il Mag, impegnato da anni sul fronte dei forti, intende proseguire su aspetti specifici del grande tema della guerra.













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