Usura, imprenditore querela il Mediocredito

L’uomo aveva ottenuto un finanziamento di un milione e mezzo per comprare un’azienda agricola, ma la rata nel giro di pochi anni è quasi raddoppiata



TRENTO. Aveva deciso di puntare sull’agricoltura. Di costruire il suo futuro sui campi. Ha chiesto un mutuo a tasso variabile da un milione e 620 mila euro al Mediocredito del Trentino Alto Adige per comprare un’azienda agricola, ma non aveva fatto i conti con la crisi e con questi tempi di credit crunch. Così un uomo di 35 anni di Trevenzuolo, in provincia di Verona, si è trovato soffocato da rate del mutuo diventate sempre più pesanti. All’inizio, nel 2003, pagava 68 mila euro ogni sei mesi, nel giro di qualche anno si è trovato a dover pagare 110 mila euro. Rate talmente pesanti che il giovane imprenditore agricolo non ce l’ha più fatta a pagarle. Ha chiesto alla banca di poter rinegoziare le condizioni, pagando le rate originarie, ma per più tempo. La banca, però, ha risposto di no e ha attivato le procedure esecutive per pignorare i 35 ettari dell’azienda agraria dell’imprenditore, che teoricamente vale circa 3 milioni di euro, e per metterli all’asta. La banca ha anche manifestato l’intenzione di rivalersi sui terreni del padre dell’imprenditore che aveva prestato una fidejussione a suo favore. Il Mediocredito spiega di aver agito nella totale legalità e nel rispetto delle norme. A questo punto, anche per bloccare l’asta giudiziaria, l’uomo si è rivolto a un’associazione che tutela i piccoli imprenditori, la Federitalia di Parma, e ha presentato ai carabinieri querela per usura contro il Mediocredito.

Sul caso c’erano già due cause civili, una a Trento davanti al giudice Adriana De Tommaso, che ha appena nominato un consulente per valutare se nel rapporto di mutuo vi sia stato il superamento del tasso soglia, e l’altra a Verona. Nella querela, l’imprenditore spiega di aver contratto il mutuo nel 2003. Si trattava di un finanziamento di un milione e 620 mila euro da restituire nel giro di 15 anni. La rata semestrale, come detto, è passata da 68 mila a 110 mila euro. L’imprenditore, inoltre, sostiene che non ha mai potuto verificare il piano di ammortamento che gli era stato mostrato solo davanti al notaio. L’uomo dice anche che aveva cercato di rinegoziare le condizioni cercando di allungare la durata del mutuo, ma che si sarebbe sentito opporre un rifiuto. Così ha fatto fare una perizia in proprio sul contratto di mutuo. L’imprenditore racconta di aver già versato alla banca 477 mila euro e che il Mediocredito chiede ancora un milione e 991 mila euro. Per ottenere questa somma, si procede all’asta.

Dal canto suo, il direttore del Mediocredito, Leopoldo Scarpa spiega che per la banca è tutto in regola: «Sulla vicenda c’era già un doppio contenzioso civile. Per questo siamo stati sorpresi quando abbiamo visto la querela penale. Noi siamo convinti di aver agito seguendo scrupolosamente le regole. Purtroppo questo è un periodo difficile».

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