Upt, l’appello di Maule: «Basta giochetti»

L’assessora al suo partito: «Atteggiamento contro natura per un partito di governo. Fare retromarcia sarebbe perdente»


di Luca Marognoli


TRENTO. Un partito che sta tradendo la sua natura e la sua storia. Nato con una vocazione di governo, ma preda di persone che preferiscono «i giochetti» alla lealtà ad un’esperienza, quella del Cantiere civico democratico, che deve continuare.

Da Chiara Maule, l’assessora ai beni comuni, arriva un richiamo al bene comune dell’Unione. Voluta fortemente in giunta da Andreatta, tanto da essere chiamata pur non essendo stata eletta, fin dal giorno della nomina è finita nel mirino dei suoi stessi compagni di partito, che cercano di rimandarla a casa dopo un solo anno di legislatura. A loro, ma anche a tutti quei consiglieri che, invece di mettersi al servizio della città, hanno imbracciato le armi dei franchi tiratori sparando al sindaco ma nascondendo il loro volto, rivolge un appello alla responsabilità. E al leader del partito Tiziano Mellarini ricorda che «fu lui a dire che il sindaco è libero di scegliersi la giunta che vuole».

Assessora Maule, partiamo da un suo bilancio sul primo anno di assessorato.

Ho affrontato questo primo anno dedicandomi completamente a conoscere e capire il ruolo amministrativo e politico in una logica che parte dalla partecipazione, a tutti i livelli, attraverso relazioni di fiducia, novità e passione. Ciò che ho riscontrato e che spesso è argomento di discussione è che non basta più una politica che faccia solo buona amministrazione: oggi si deve investire nel costruire insieme. È il progetto dei beni comuni, è ridare spazio al cittadino che partecipa in prima persona e con attenzione al prendersi cura, al salvaguardare la bellezza del proprio territorio. A guardare la città come un bene prezioso di tutti e per tutti. E questo processo, che comincia già a dare i suoi frutti, non può che essere la strada.

Nel concreto, su quali fronti si è concentrata?

Investire nelle relazioni è un lavoro che passa attraverso il progetto di smart city che altro non è se non un nuovo modo di lavorare, di immaginare una più piena trasversalità, sia di progetti che di innovazione e di servizi. Passa attraverso il tempo speso nell'incontrare tutti i professionisti che si occupano di asilo nido nel comune di Trento siano essi direttamente comunali o in gestioni a terzi, all'incontro nelle loro case le Tagesmutter che offrono un servizio prezioso per le famiglie. Passa attraverso l'incontro quasi mensile dei 12 presidenti di circoscrizione. È questo forse l'esempio più calzante del significato di partecipazione. Un organo vicino alla gente che raccoglie frustrazioni, fatiche ma anche grandi intuizioni e impegno gratuito per il proprio territorio.

Veniamo al momento più difficile, la bocciatura della delibera sul decentramento...

La scelta di presentare la delibera in consiglio comunale è stato un atto di rispetto e di dovere nei confronti dei presidenti e dei consigli circoscrizionali. Sappiamo tutti purtroppo come è andata. Il mio difetto? Non essere stata in grado di sconfiggere le logiche di gruppo che sono prevalse rispetto ad una responsabilità che investiva maggioranza e minoranza.

Andreatta ha scommesso su di lei, ma questo ha scatenato forti mal di pancia, che durano tuttora.

Il sindaco mi ha scelta: io non ho chiesto nulla e il mio impegno per onorare questa fiducia è massimo. Sono altresì cosciente del fatto che non ho l'esperienza di chi siede tra i banchi del consiglio comunale dal 1990, ma è anche vero che chi ha avuto il privilegio di avere questo tipo di esperienza dovrebbe mettersi al servizio della città, non boicottare le proposte nel segreto dell'urna.

Negli ultimi giorni lo scontro fra Upt e Cantiere è diventato più aspro che mai.

Il Cantiere non è espressione di un gruppo dell'Upt, è espressione di tutto l'Upt che ha deciso di allargarsi ad altro. Ora l'Upt non può pensare di tornare indietro rispetto a questa esperienza, le aperture non possono essere a tempo, i progetti non possono essere a scadenza. E l'Upt deve andare avanti con il Cantiere: non fare contrapposizione. D'altronde lo stesso Mellarini nelle uniche due occasioni in cui lo ho incontrato lo aveva detto. Così come aveva detto che il sindaco è libero di scegliersi la giunta che vuole.

Cosa risponde a quei dirigenti dell’Upt che hanno “scaricato” il Cantiere civico?

L'Upt è sempre stata una forza che garantiva la governabilità, che rafforzava la coalizione, nasce dalla Margherita che era per il governo del trentino. È difficile riconoscere oggi a chi si dichiara dell'Upt a livello comunale questo spirito di lealtà e di responsabilità.

Il sindaco è stato vittima di numerose imboscate da parte di membri della maggioranza. Cosa ne pensa?

La città ha bisogno di governo e di lealtà da parte di chi si è presentato a sostegno del sindaco e le fibrillazioni dei franchi tiratori danneggiano la città. I cittadini ci chiedono governo, velocità nelle scelte, iniziative, non giochetti politici che provocano solo irritazione e fastidio. È un atteggiamento contro natura rispetto alla storia nel nostro partito, così come immaginare che in questa fase di confusione la risposta sia ingranare la retromarcia. Sarà anche più facile, ma certamente è perdente.













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