Anche il consiglio degli studenti è critico: «Vogliamo almeno due rappresentanti nei vari organi»

Università di Trento, i «paletti» sulla delega

Tredici membri del cda: «Manca il coinvolgimento, serve più trasparenza»


Jacopo Tomasi


TRENTO. Il passaggio della delega dell'Università di Trento dallo Stato alla Provincia sta entrando nel vivo. I prossimi passaggi saranno decisivi per il futuro dell'ateneo trentino e per questo un gruppo composto da tredici consiglieri dell'attuale consiglio d'amministrazione e il consiglio degli studenti hanno presentato documenti nei quali mettono dei "paletti" precisi.
Le parole d'ordine sono autonomia, libertà, trasparenza, coinvolgimento, merito, valutazione. La loro sensazione è che in questa fase di elaborazione della norma d'attuazione alcune componenti dell'Università non siano state coinvolte. Ecco perché 13 membri del consiglio d'amministrazione hanno preso carta e penna e scritto un documento di 25 pagine contenenti principi generali e proposte di emendamento allo schema di norma d'attuazione proposto dalla Provincia. Come dire, se non ci chiedete il nostro parere, ve lo diciamo comunque.
Oltre a specificare l'importanza di garantire «libera ricerca e libera formazione», si sottolineano alcuni principi più specifici. Ad esempio, si scrive che «deve essere stabilito come principio generale che è sul merito che si fonda la costruzione delle carriere di tutti gli studiosi dell'ateneo trentino. Pertanto, è di fondamentale importanza garantire che il reclutamento segua stringenti criteri di trasparenza». Insomma, sfruttare la delega per migliorare l'organizzazione dell'Università. Anche sul tema della valutazione la proposta dei consiglieri, tra i quali figurano Giulia Boato, Claudio Della Volpe, Andrea Di Nicola, Giovanni Andrea Prodi e Giovanni Straffelini, è precisa. «La valutazione è un punto essenziale e qualificante, separarla dal contesto nazionale sembra un'operazione discutibile. È poi auspicabile che l'Università di Trento miri a standard di eccellenza, nella ricerca e nella didattica, che siano qualitativamente più elevati rispetto alla media nazionale ed europea. Si può a tal fine contemplare un organismo provinciale che si limiti a valutare come l'Università di Trento si stia muovendo verso questi parametri».
Sul coinvolgimento di tutte le componenti dell'ateneo si concentra invece il documento approvato all'unanimità dal consiglio degli studenti ed inviato nei giorni scorsi alla Commissione dei Dodici, al rettore, al Cda e al Senato accademico. Gli studenti chiedono «maggiore trasparenza e collegialità nella scelta dei membri della commissione di riscrittura dello Statuto», attenendosi alle «linee proposte dalla legge Gelmini». La legge, infatti, prevede il coinvolgimento di due studenti, ipotesi non prevista dalla bozza presentata dalla Provincia. Sul tema della rappresentanza viene anche specificato che «qualunque organo di ateneo debba comprendere una rappresentanza studentesca non monocratica, proponendo invece almeno due rappresentanti», concludono gli studenti.

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