Uccide la ex a coltellate

Omicidio a Campiglio, arrestato avvocato di Verona: non accettava la fine del rapporto


di Ubaldo Cordellini


MADONNA DICAMPIGLIO. Una cena per chiarirsi. Per restare amici. Una cena ha tradito Lucia Bellucci, 31 anni, estetista e responsabile del centro wellness dell’hotel Chalet del Brenta di Madonna di Campiglio, residente a Pergola, in provincia di Pesaro. Una cena con l’ex fidanzato Vittorio Ciccolini, 45 anni, avvocato rampante di Verona. Una serata che si è conclusa nel modo peggiore. Con Lucia trovata morta sotto un telo nell’auto dell’avvocato, una Bmw serie 1 grigia decapottabile, rinchiusa nel garage dell’appartamento della madre di Vittorio, a Borgo Roma a Verona. Era stata prima strangolata e poi colpita con quattro coltellate, al cuore, all’addome e alla gola. Poco dopo la fine della cena al ristorante Mezzosoldo di Mortaso (frazione di Spiazzo Rendena), in una piazzola vicino a Pinzolo. L’avvocato ha viaggiato con il cadavere sul sedile anteriore dell’auto per quasi 200 chilometri fino a Verona. Lo hanno fermato i carabinieri a Verona, ieri a mezzogiorno. Da venerdì sembrava sparito. Aveva dormito a casa della madre. Poi ha vagato per la città in tuta da ginnastica e con la barba lunga. Quando ha visto i militari, si è messo a correre, ma è stato bloccato quasi subito. Ai militari ha detto: «Ho fatto una cazzata. L’ho uccisa io. Il cadavere è nella mia auto a casa di mia mamma. Lei non ne sa nulla, in questo momento è in vacanza». In serata ha confessato durante un interrogatorio durato due ore condotto dal Procuratore Giuseppe Amato che, al termine, ha disposto il fermo di Ciccolini per omicidio aggravato dalla premeditazione e occultamento di cadavere. Lucia e Vittorio erano stati insieme un anno. Poi la ragazza l’aveva lasciato nello scorso ottobre. Da allora Ciccolini si era fatto molto insistente. Voleva riallacciare il rapporto. Messaggi, telefonate, richieste di incontri. L’avvocato era diventato asfissiante. Ma Lucia non ne voleva sapere. In questi mesi aveva conosciuto Marco, cardiochirurgo di Catania, e a Ciccolini non pensava proprio. Lui, invece, ne aveva fatto una malattia. Aveva anche esagerato. Poi, però, negli ultimi tempi sembrava essersi calmato. A Lucia aveva detto che si era fidanzato. E proprio questa notizia aveva fatto tirare un sospiro di sollievo all’estetista marchigiana. Credeva che tutto potesse rientrare nei binari della normalità. Aveva sperato che con Vittorio potesse nascere una bella amicizia. Per questo venerdì sera ha accettato il suo invito. Ma quella speranza l’ha portata alla morte.

Lucia era arrivata a Campiglio proprio venerdì pomeriggio. Doveva iniziare a lavorare allo Chalet del Brenta sabato alle 17. E’ arrivata in albergo con la sua macchina, una Mini, come ricorda uno dei titolari, l’avvocato Giuseppe Galli, ha salutato tutti. Ha parlato con il direttore Paolo Biagiali e gli ha detto che quella sera doveva andare a cena a Pinzolo con amici. Poi è andata nell’appartamento del condominio «Dei fiori» per cambiarsi. Si è vestita elegante: un abito scuro. Alle due compagne di lavoro che condividevano l’appartamento con lei sembrava serena e solare come al solito. Niente sembrava inquietarla, a dimostrazione che l’appuntamento per la serata non la preoccupava. Alle 8, è arrivata la Bmw di Vittorio Ciccolini. Alle amiche, Lucia ha detto che sarebbe tornata verso mezzanotte, ma non ha detto il nome dell’uomo.

Sono andati a cena al Mezzo Soldo, un ristorante di pregio di Mortaso, a poco più di venti chilometri da Campiglio. Aveva prenotato lui a suo nome. A cena era premuroso. Troppo premuroso. Si alzava per assecondare in tutto le richieste di Lucia e poi andava continuamente in bagno. Hanno mangiato tagliata con verdure e bevuto due bottiglie di Marzemino. Ai camerieri loro due sono sembrati una coppia affettuosa. Dopo cena si sono fermati a parlare a lungo nel parcheggio. Poi sono partiti. Nessuno li ha più visti. L’omicidio, come confessato da Vittorio, si è consumato pochi istanti dopo. Hanno iniziato a discutere. Lui voleva tornare insieme e lei non ci pensava neanche minimamente. Così Vittorio ha stretto le mani attorno al collo di Lucia. Ha cercato di strangolarla. Poi l’ha presa a coltellate. Al procuratore ha detto di averlo fatto perché non voleva vederla soffrire. L’ha colpita più volte fino a ucciderla. Poi è scappato in macchina verso casa. Una fuga folle e insensata. Non ha preso l’autostrada e all’altezza del casello di Ala-Avio, sulla statale, ha gettato dal finestrino l’iPhone di Lucia. Quel telefonino che parenti e amici hanno fatto squillare invano per ore.

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