«Tutelare le eccellenze che abbiamo già»

L’ex assessore Postal: «Prioritari sicurezza, sostegno ai giovani, recupero delle aree abbandonate e politiche sociali»


di Luca Marognoli


TRENTO. Non invidia il prossimo sindaco Maurizio Postal, assessore al bilancio e ai tributi (da tecnico prima e da portacolori dell'Upt poi) nelle giunte di Alberto Pacher. Eravamo a cavallo del Duemila e Trento si concedeva il lusso di avere dei sogni. «Si possono fare ancora, ma allora alcuni venivano realizzati», osserva Postal. Che nell’esprimersi sulle 16 idee per la Trento di domani che abbiamo elaborato per sottoporle ai candidati sindaco (i lettori potranno integrarle votandole sul sito www.giornaletrentino.it) dà la priorità non alle grandi opere ma a temi concreti - e meno dispendiosi - come sicurezza, sostegno ai giovani, recupero delle aree abbandonate e revisione delle politiche sociali.

Postal, c'è qualcuno di questi punti che le sta particolarmente a cuore?

Mi sembrano tutti abbastanza centrati. Qualcuno non è più del tutto coerente con le risorse disponibili, ma sono idee sul tavolo da parecchio tempo, vagliate dalla politica e della pubblica opinione. Questioni direi azzeccate e condivise. Alcuni punti sono anche affrontabili con le risorse esistenti. Se la cremagliera richiede grandi investimenti, come la funivia del Bondone, l'interramento di via dei Ventuno o il centro acquatico, altri riguardano sostanzialmente un problema organizzativo, come la maggiore presenza della forza pubblica sul territorio. Quanto agli ecomostri, bisognerebbe intervenire sui proprietari imponendo l'abbattimento quando sussistono le condizioni, per questioni di decoro urbano e sicurezza pubblica .

Nella sua personale scala delle priorità, quali sono i primi tre punti?

Privilegiando la fattibilità in tempi brevi e con le risorse esistenti, direi la sicurezza pubblica, un sentire condiviso: la presenza delle forze dell'ordine a volte è simbolica ma importante. Poi metterei l'attenzione per i giovani, visto che con l'università ne abbiamo tanti. Poi gli ecomostri, anche perché gli accessi alla città sono caratterizzati da un'estetica inaccettabile. Al terzo posto ex aequo, una revisione delle politiche sociali. Quando fui nominato assessore tecnico nel giugno 1999, un'opera di cui si parlava concretamente e che avevo anch'io annunciato era l'interramento di via dei Ventuno. Era nei bilanci o comunque tra quelle di maggiore interesse.

Si è persa un'occasione per farla?

C'erano degli ostacoli tecnici ma credo che non fossero insuperabili: gli stessi Dellai e Grisenti, che erano andati in Provincia, l' avevano messa tra le priorità. Qualche occasione si è persa: quelli dal 1999 al 2007 sono stati anni con livelli di investimenti eccezionali, forse tripli in valori assoluti.

Lei era assessore della Trento che sognava ancora, con Busquets e Piano...

I sogni si possono fare anche oggi, ma allora alcuni si potevano anche realizzare... Il decentramento era prioritario e si dava molta attenzione alle circoscrizioni nella scelta delle opere pubbliche. Molte furono decise insieme.

Pochi anni dopo, tutto è cambiato: come definirebbe l'identità della città nel 2015, al tempo della crisi e delle risorse limitate?

Ci vorrebbe uno slogan: una città che deve valorizzare al meglio quello che ha. Penso a quanto realizzato negli ultimi 35-40 anni: l'università, un bel centro storico, centri culturali e di ricerca di eccellenza. Non è poco e molte cose sono ancora attuali.

Farebbe ancora l'assessore al bilancio?

È difficile rifare le cose con lo stesso entusiasmo.

Soprattutto con questi bilanci...

Fare politica è fare delle scelte, ma quando sono quasi necessariamente conflittuali e occorre andare a toccare i bisogni, tutto diventa complicato. Non invidio il prossimo sindaco.

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