Turismo, Trento è forte ma Bolzano va più veloce

La forbice si allarga: oltre Salorno sono 8 mila le presenze in più contro le 3 mila di 25 anni fa. Tuttavia la crescita è stata costante anche nella nostra provincia


di Luca Marognoli


TRENTO. I flussi turistici in regione crescono nel lungo periodo, ma la forbice con i cugini dell’Alto Adige si allarga. Se infatti nel 1990 a nord di Salorno si registravano oltre 1.100 arrivi in più, nel 2014 sono stati quasi 2.100; ma è soprattutto nelle presenze che il distacco appare più evidente, passando dai 3.500 di 25 anni fa agli oltre 8 mila di oggi.

Lo dicono i dati raccolti dai due istituti di statistica provinciali. Il turismo, da sempre risorsa vitale per la regione delle Dolomiti, “certificata” dall’Unesco, si è consolidato negli anni diventando la vera e propria architrave della nostra economia. Partendo da questo dato di fatto, il direttore del Trentino e anche dell’Alto Adige, Alberto Faustini, ha avviato un ragionamento sul futuro di questo asset strategico, in un momento particolare, segnato dalle dimissioni di Paolo Manfrini dalla guida di Trentino Marketing per motivi di salute. È dalle scelte che si faranno ora (prima che delle persone, delle politiche che si intendono fare per dare nuovo slancio al comparto) che dipenderà il futuro della provincia in questo settore. Bisogna decidere, in altre parole, che tipo di sviluppo si vuole dare a un territorio che offre molto per le sue risorse ambientali e naturalistiche e, sempre di più, anche culturali e legate allo sport e al benessere. Serve una strategia condivisa, dicevano ieri dalle pagine del nostro giornale Gianni Bort, presidente dell’Unione commercio e anche dell’Unat, la sezione albergatori, e Natale Rigotti, alla guida dell’Asat di Trento.

Il patrimonio c’è e va gestito in maniera coordinata, ma soprattutto avendo chiaro qual è la direzione in cui andare e con che strumenti. I numeri dicono che il Trentino turistico (e ancora di più l’Alto Adige) è una realtà sana, che grazie al grande caldo di quest’estate e ai timori legati al terrorismo in molti paesi del Mediterraneo (ormai le Dolomiti competono anche con il mare: è l’effetto del turismo globalizzato) ha ricevuto un’insperata spinta dopo i timori di inizio stagione legati alle aggressioni compiute dall’orso.

La tabella che pubblichiamo sopra aiuta a capire bene quale sia l’entità del “tesoretto” su cui il Trentino sa di poter contare. Nessuna posizione però è acquisita per sempre: le variabili da tenere in considerazioni sono molte, non ultima quella legata ai cambiamenti climatici che incidono sulla stagione bianca. Ma per conservare e valorizzare quanto abbiamo bisogna anche capire se si debba lavorare per far crescere ancora questi numeri, che ci vedono a quota 4 milioni di arrivi e 20 di presenze, o se si voglia puntare meno sulla quantità e più sulla qualità e specificità dell’offerta.

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