«Turismo, dovremo pensare a formule non più “di massa”» 

L’analisi. Il professor Umberto Martini, esperto di marketing territoriale, valuta le prospettive del sistema trentino: «Gli operatori approfittino per innovare. Vincenti, all’inizio, le località minori»


Luca Petermaier


Trento. Professor Umberto Martini, lei è docente di economia all’ateneo trentino dove si occupa in particolare di marketing territoriale. Immaginando un turismo pre-Covid e un turismo post-Covid, a suo giudizio quali strategie dovremmo mettere in atto per tutelare e poi rilanciare quella parte fondamentale del nostro Pil che è, appunto, il turismo?

La situazione che stiamo vivendo è assolutamente unica. Di simile e recente mi viene in mente solo il conflitto nella ex Jugoslavia che per lungo tempo rese inaccessibile quella zona. Ma ci sono due elementi che rendono inedita e difficilmente decifrabile l’odierna emergenza. Il primo elemento è che ora il blocco è globale, non riguarda solo uno Stato o una regione, come ad esempio accade nelle guerre, nelle zone instabili politicamente o nei terremoti.

Il secondo?

Attiene al fatto che, per la prima volta, il problema non ha a che fare con le “cose” che vengono danneggiate da una guerra, appunto, da un sisma o da catastrofi come Vaia. Insomma, da fenomeni “esterni alle persone”. No, questa situazione ha a che vedere direttamente proprio con le persone e i loro modi di vivere.

Il che introduce un elemento tipico, appunto, delle “persone” e cioè la dimensione psicologica. Saranno ancora disposte, le persone, a fare delle vacanze? E come?

Al di là del problema economico e dei redditi, che sarà forte, per le questioni che interessano a noi questa domanda è fondamentale: che disponibilità avranno le persone verso una cosa come il viaggio, la vacanza o il tempo libero che sono situazioni che, per definizione, comportano aggregazioni di gente?

Lei che risposta si dà?

Penso che il problema non si porrà in quella che il premier Conte ha definito la “fase 2”, quella in cui il rischio contagio sarà ancora medio, dovremo indossare le mascherine. Ecco, in questa fase mi aspetto che il movimento turistico sia ancora totalmente bloccato. Nella “fase 3” - che non sappiamo bene quando sarà – le zone turistiche torneranno disponibili e aperte. Saremo, però, disposti noi ad andare a sciare insieme ad altre migliaia di persone, a metterci in costume su spiagge affollate o infine a visitare le città d’arte, magari alloggiando in alberghi con piscine e wellness comuni? Il turismo è una di quelle attività che non conosce mezze misure: o non c’è o, quando c’è, prevede affollamenti.

Il tessuto economico trentino è fortemente incentrato sul turismo. Come dovrebbero porsi gli operatori economici in questa fase?

Questa è una di quelle situazioni in cui il marketing non può fare nulla perché nei consumatori turistici, in questa fase, non c’è alcun interesse a percepire informazioni: stanno tutti pensando ad altro. La mia opinione è che ora è bene stare fermi nelle attività verso l’esterno e fare invece un intervento dietro le quinte per essere pronti quando la situazione riprenderà.

Quando la “gara” del turismo ripartirà avranno la meglio coloro che saranno già pronti ai blocchi di partenza con strategie già elaborate e strutture già adeguate.

Che mercato si aspetta, professore, quando l’emergenza sarà definitivamente alle spalle?

Primo: ci sarà euforia e voglia di muoversi. Del resto, nel marketing, il bisogno è definito come uno stato di privazione. E noi stiamo vivendo forti privazioni: non possiamo uscire, muoverci, incontrare persone, fare sport. Tutte attività che hanno a che fare con il turismo. Secondo: attenzione perché ci saranno molti problemi economici e quindi il potere d’acquisto dei turisti non sarà più quello di prima. Terzo: avremo strutture forzatamente chiuse per un lungo periodo e dovremo far ripartire non solo un albergo ma tutto un sistema.

La montagna, che è anche simbolo di tranquillità, isolamento, pace, può rappresentare un vantaggio nella fase di ripresa rispetto ad altre zone turistiche?

Certo, ma solo la montagna “non turistica”. Ecco che alcune aree del turismo minore potrebbero trarre vantaggio dalle mutate condizioni. Paradossalmente avere poche strutture ricettive, magari piccole e distanti, flussi turistici non enormi, potrebbe rivelarsi vincente, quantomeno all’inizio. Perché dobbiamo dircelo: anche in Trentino la “montagna turistica” è affollata come le belle spiagge o le città d’arte. Basta andare in Dolomiti a luglio e agosto per rendersene conto.

Alcuni esperti sostengono che saranno favoriti gli alloggi turistici privati, rispetto alle grandi strutture. La pensa così anche lei, mi par di capire...

Per una prima fase penso andrà così. La paura, che è per sua natura irrazionale, terrà lontane le persone dai luoghi ad alta concentrazione come hotel, campeggi, residence. Però questo non vuol dire che dobbiamo rivedere l’intera nostra organizzazione dell’accoglienza.

Ma se si dovesse andare per le lunghe con la paura?

Allora dovremo cogliere l’opportunità di cambiamento, dovremo essere bravi a riorientare la nostra accoglienza. Ma molto dipende dalla medicina: se gli scienziati ci rassicurassero su un vaccino in tempi medio-brevi allora - con un massiccio intervento pubblico - si potrebbero sopportare anche vari mesi di attività a scartamento ridotto. Se invece la medicina non dovesse darci queste certezze allora... Beh, meglio non pensarci...

Dovremo dire addio (per qualche anno) ai viaggi a lunga distanza?

Per un paio d’anni ho paura di sì. Ma il Trentino (e l’Italia) che hanno un forte appeal turistico potranno contare sul caro, vecchio turista di prossimità che può organizzare un viaggio in modo sicuro, non troppo lontano da casa e in una zona con sanità rassicurante.













Scuola & Ricerca

In primo piano

L’ultimo saluto

A Miola di Piné l’addio commosso a don Vittorio Cristelli

Una folla al funerale del prete giornalista che ha segnato un’epoca con la sua direzione di “Vita Trentina”. Il vescovo Tisi: «Non sempre la Chiesa ha saputo cogliere le sue provocazioni»

IL LUTTO. Addio a don Cristelli: il prete “militante”
I GIORNALISTI. Vita trentina: «Fede granitica e passione per l'uomo, soprattutto per gli ultimi»
IL SINDACO. Ianeselli: «Giornalista dalla schiena dritta, amico dei poveri e degli ultimi»