«Tumori, il coraggio e la forza delle donne»

I radiologi Marco Pellegrini e Paolo Giacomoni, specializzati nella terapia del cancro al seno, raccontano la loro esperienza professionale e umana


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. «Comunicare la diagnosi di cancro è sempre un momento difficile sia, naturalmente, per il paziente sia per l'operatore costretto a questo compito». Ancora: «La maggioranza delle donne affronta la malattia con consapevolezza e coraggio. Le donne più giovani, talvolta, presentano una iniziale maggiore fragilità. Le madri dimostrano tendenzialmente più sicurezza e come priorità cercano già alla diagnosi la speranza di poter crescere e seguire i figli. Nell'età più avanzata l'esperienza di vita diventa un punto di forza per trovare l'energia per affrontare la malattia. Se a ciò aggiungiamo la presenza di una famiglia solida o un sostegno affettivo stabile la lotta contro la malattia è intrapresa con maggiore efficacia». Altra riflessione, questa volta molto amara: «Accanto a queste situazioni purtroppo si trovano a volte casi più difficili di persone sole, con difficoltà economiche e/o disagio sociale nel quale il ruolo del medico non può trascurare l'aspetto umano.»

È la panoramica dei radiologi Marco Pellegrini e Paolo Giacomoni, entrambi di 58 anni, impegnati da molti anni nell'ìndividuazione del tumore della mammella. Marco Pellegrini si è laureato in Medicina a Padova e ha conseguito la specializzazione a Brescia in radiodiagnostica. Da 27 anni è nell'Azienda sanitaria trentina e da 8 come direttore dell'Unità operativa di Senologia clinica e screening mammografico. Paolo Giacomoni, figlio d'arte - il padre Scipione ha collaborato con la famosa bomba al cobalto di Borgo – è da quasi venti anni il primario “facente funzioni” del reparto radiologia del San Camillo.

È vero che, parlando di tumore in generale, la donna è più forte dell'uomo nell'affrontare la malattia?

Diremmo meglio che ci pare più attrezzata. Per tradizione, infatti, è la donna che, soprattutto se mamma, in famiglia si è sempre occupata con maggiore solerzia della salute dei suoi cari, in particolare dei figli piccoli. Anche se è pur vero che nelle coppie giovani i ruoli di supporto ai figli sono sempre più interscambiabili.

Quanti tumori della mammella diagnosticate mediamente in un anno?

In Trentino vengono diagnosticati circa 500 nuovi tumori, la maggior parte dei quali, però, consente una terapia conservativa della mammella. Un elogio particolare va alle donne trentine che, aderendo in massa alle campagne di diagnosi precoce, permettono di individuare un grande numero di tumori in fase iniziale.

Come reagisce la donna davanti a questa diagnosi ?

La prima reazione è di sconforto e smarrimento, ma subito dopo c'è la presa di coscienza della realtà con la richiesta di quali saranno gli accertamenti e le cure da effettuare.

Quali le prime parole?

Sono in pericolo di vita? È una malattia limitata o già estesa?

Le più frequenti preoccupazioni?

La necessità di affrontare un'eventuale chemioterapia e la paura della mutilazione. Già nella comunicazione della diagnosi, nei pochi casi necessari, le donne vengono comunque informate della possibilità di un'immediata ricostruzione.

Una mamma è ancora più forte?

Certamente. Per una madre i figli sono sempre al primo posto e dunque ...

Quali i motivi di questa straordinaria forza d'animo delle donne?

Premesssa d'obbligo: il nostro primo compito è scientifico e non sociologico. Comunque, crediamo che ci siano motivi sociali come ulteriore frutto di quella emancipazione iniziata qualche decennio fa. La donna, adesso, è molto più “aggressiva” e preparata di una volta. Da non dimenticare, pure, la quasi completa sparizione del pudore di una volta nel mostrare il seno, cosicchè non capita più di trovare tumori enormi insorti da molto tempo.

C'è differenza nella reazione tra italiane e straniere?

La differenza etnica non è importante. A fare la differenza è la capacità del medico di cogliere la condizione della singola persona nel momento di sofferenza che sta affrontando. A questo proposito possiamo dire che le donne dell'Est partecipano molto attivamente alla campagna di prevenzione del tumore mammario.

Incide la credenza religiosa nell'accettare la malattia?

Quando presente, la fede religiosa, qualunque essa sia, può essere un supporto ad affrontare con più serenità la malattia.

È vero che talvolta la forza d'animo e la voglia di guarire sono una seconda ed altrettanto valida medicina?

Qualunque paziente malato di cancro che abbia un atteggiamento positivo nei confronti della malattia si sottopone con maggiore metodicità alle cure sopportando meglio gli eventuali effetti collaterali e facilitando la propria famiglia ad affrontare le difficoltà.

Per un radiologo l'informare la paziente della diagnosi è il momento più difficile?

Non ci si abitua a comunicare una diagnosi di tumore, a qualsiasi età. L'unico conforto viene dalla possibilità di poter indicare un sentiero terapeutico dotato di validi strumenti per sconfiggere la malattia.

Nelle donna la speranza, anziché l'ultima a morire, è la prima che nasce?

Nella donna la prima a nascere è la determinazione a guarire.













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