Trento: trapianti di staminali all'ospedale Santa Chiara

Ripamonti: «I malati di leucemia saranno curati a Trento senza trasferirsi»


Sandra Mattei


TRENTO. Mantenimento dell'autosufficienza della raccolta del sangue, garantendo un elevato livello di sicurezza, incrementando la raccolta di cellule staminali da sangue periferico e da cordone ombelicale. Sono gli obiettivi del piano provinciale sangue 2010-2012, presentato con un annuncio: dal 2011 si potranno effettuare i trapianti di cellule staminali autologi al Santa Chiara. Annuncio che è stato fatto da Massimo Ripamonti, direttore del reparto di Immunoematologia e medicina trasfusionale. Presenti l'assessore alla sanità Ugo Rossi e i rappresentanti delle associazioni di volontari Avis e Lega Pasi Battisti (rispettivamente Aldo Degaudenz e Enrico Paissan) che sono parte integrante del raggiungimento dell'autosufficienza trentina. Ripamonti ha esordito affermando che il Trentino deve sempre combattere per l'autosufficienza e per questo è necessario allargare la base dei donatori (l'indice di prenotazione è di 4,5 abitanti su mille, rispetto alla media nazionale di 3). La raccolta del sangue è in costante crescita: si è passati dalle 17 mila donazioni di sangue intero del 2005, alle oltre 19 mila del 2008, per arrivare nel 2009 a più di 20 mila fino alle attuali 20.718 del 2010. Per quanto riguarda la raccolta delle cellule staminali, sia di sangue periferico che da cordone ombelicale, Ripamonti ha spiegato che per i pazienti affetti da neoplasie ematologiche c'è la speranza di potere eseguire a breve i trapianti autologi al Santa Chiara. «Finora i pazienti con leucemie che hanno avuto una procedura preparatoria al trapianto sono stati 37, 31 al Centro di ematologia di Bolzano e 6 in altri centri. A questi pazienti dopo la chemioterapia, si stimola la produzione di cellule staminali del midollo, le si raccoglie attraverso diaferesi e si conservano quindi sotto azoto liquido prima di trapiantarle. Il nuovo reparto di immunoematologia e medicina trasfusionale ci permetterà, una volta trasferiti nel corpo stellare a marzo, di svolgere i trapianti con attrezzature idonee». Aggiunge Ripamonti che per i trapianti allogenici (cioè da donatori) si devono potenziare i centri di raccolta del cordone ombelicale, perché «il sangue del cordone non ha antigeni e anticorpi, perciò ha meno rischio di rigetto». Hanno preso la parola quindi i presidenti della Lega Pasi Battisti e dell'Avis. Paissan ha puntato sulla necessità del ricambio generazionale dei donatori, mentre Degaudenz ha ricordato la qualità della raccolta sangue, anonima, ma informatizzata, con possibilità di risalire sempre al donatore. L'Avis raccoglie 15mila donatori, l'85% del sangue della provincia.

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