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Trento, prezzi della benzina in calo ma senza «picchiata»

Rispetto all’autunno del 2014 risparmi fino al 21,88% sui rifornimenti. Ma le quotazioni non seguono il crollo del petrolio: colpa di Iva e accise



TRENTO. Se il prezzo del petrolio crolla, quello della benzina si limita a diminuire: purtroppo le due velocità non coincidono. Ma mentre discutiamo di tasse e accise (questo è il problema) abbiamo comunque motivo di consolarci: chi ha fatto il pieno di gasolio ieri a Trento, presso il distributore più economico, ha pagato il 21,88 per cento in meno rispetto allo stesso rifornimento effettuato nell’ottobre del 2014. Chi nell’autunno del 2014 ha speso 74,5 euro per riempire il serbatoio dell’auto, ieri ha speso solamente 58,2 euro. E la discesa del prezzo dei carburanti è destinata a continuare, seguendo le quotazioni del petrolio che sono in picchiata dopo l’immissione sul mercato del greggio proveniente dall’Iran.ù

I distributori low-cost

Ormai gli automobilisti trentini hanno imparato a riconoscerli: i distributori più economici sono tutti in modalità self, soprattutto quelli gestiti direttamente dalle case petrolifere dove non è prevista la presenza di un gestore, ma solamente di una sorta di “sorvegliante” che espone il prezzo al pubblico e verifica che tutto sia in ordine. Insomma il prezzo si abbassa quando i costi fissi sono ridotti al minimo. Due esempi - gestiti dalla stessa casa petrolifera - sono i distributori di Trento in via Travai e in via Druso (nei pressi del ponte di San Giorgio). Nella tabella pubblichiamo le quotazioni più basse dichiarate nei giorni scorsi al portale Osservatorio prezzi carburanti istituto dal ministero dell’Economia.

In città prezzi migliori

Le quotazioni più basse dei carburanti si registrano a Trento, dove da alcuni anni ci sono distributori che hanno adottato politiche aggressive sul fronte dei prezzi: tra i primi ci sono stati il Q8 di via Bolzano e l’Esso del ponte di Ravina, finché sono arrivati i due Ip (via Travai e via Druso) a rendere ancora più agguerrita la concorrenza, sul filo dei centesimi e dei millesimi di euro. Perché i carburanti sono uno dei pochi beni che vengono venduti a prezzi che prevedono anche i millesimi. Sensibilmente più alti i prezzi nelle vallate dove il costo della distribuzione è più elevato.

Tasse e accise

Inutile dare la colpa al gestore se le quotazioni del petrolio crollano e il prezzo dei carburanti non segue lo stesso andamento. Bisogna, invece, analizzare la composizione del prezzo della benzina per scoprire che il 68,2 per cento di quello che paghiamo è composto da tasse. I conti li ha fatti il mese scorso l’ufficio studi della Cgia di Mestre che - partendo dal prezzo della benzina alla pompa di 1,451 euro - ha calcolato 72,8 centesimi di accise; 26,2 centesimi di Iva e solo 46 centesimi di prezzo industriale. Per farla breve: quando pagate 1,5 euro la benzina sappiate che 1 euro se ne va in tasse. E queste - composte anche dalle famose quote istituite già nel secolo scorso per pagare la guerra in Etiopia e mai abolite - non scendono assieme al prezzo del petrolio.

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L’ufficio studi veneto ha calcolato che ora il prezzo del petrolio è sceso rispetto ai valori registrati nel dicembre del 2008, ma nello stesso periodo il prezzo delal banzina è aumentato del 30 per cento (sette anni fa la verde costava mediamente 1.115 euro al litro). I gestori - se vi fosse venuto il dubbio - non si sono certo arricchiti, visto che - come spieghiamo nell’altra pagina - ci sono situazioni dove guadagnano solamente 1 centesimo per ogni litro di carburante venduto. Insomma 50 centesimi a pieno.

I prezzi europei

Sempre la Cgia di Mestre ha calcolato che solamente gli olandesi pagano più tasse rispetto agli automobilisti italiani quando fanno rifornimento al distributore: 70,3 per cento nel caso degli olandesi, 68,2 per cento in Italia. La benzina italiana costa il 14,4 per cento in più rispetto a quella venduta in Francia, il 18,9 per cento in più rispetto alla Slovenia e addirittura il 30,7 per cento in più rispetto all’Austria.













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