la protesta

Trento, movida selvaggia in zona Conservatorio: “Zero controlli, ormai c’è chi cerca casa altrove”

Il Comitato Antidegrado Centro Storico ancora all’attacco: “Se il motivo sta nel regolamento comunale che non consente ai vigili urbani di presidiare una zona dopo le 22.30 bisogna modificarlo o trovare un accordo con la Questura”


di Daniele Peretti


TRENTO. Nell'articolata quanto complessa discussione in corso sulla “malamovida” interviene il Comitato Antidegrado Centro Storico con un lungo comunicato stampa che si trasforma in una lettera aperta a sindaco e cittadinanza. La tensione in vicolo Santa Maria Maddalena, piazzetta del Conservatorio e strade limitrofe si trascina ormai da cinque anni tra le proteste dei residenti, qualche provvedimento restrittivo senza riuscire però ad arrivare ad una soluzione.

Per il Comitato non è tanto un problema di sede, quanto di “rispetto delle regole basilari di salute e sicurezza pubblica a tutela dei cittadini dovrebbe essere una regola elementare e un principio fondamentale che le autorità comunali e le forze dell'ordine sono tenute a far osservare da tutti. Combattere il degrado, ascoltare le istanze di chi vuole solo riposare almeno a notte fonda, l'impegno a far rispettare le soglie del rumore e le regole sanitarie, nel contrasto agli assembramenti in questo periodo che è ancora di pandemia in corso, combattere i vandalismi, sanzionare lo spaccio, intervenire per fugare le intimidazioni e le minacce nei confronti di chi si azzarda a domandare di rispettare il diritto primario al sonno, favorire un'adeguata mobilità con servizi di trasporto pubblico, punire chi sporca i muri degli edifici storici e delle istituzioni (liceo coreutico e scuola dell’infanzia): tutto questo – osiamo pensare – dovrebbe essere in cima all'agenda di una pubblica amministrazione che voglia ottemperare ai propri doveri. Specie se queste cose accadono, appunto, in una sola area – la nostra, per di più ristretta – del centro storico e solo a notte fonda. Eppure i protagonisti di questa sorta di malamovida si fanno beffe dei diritti altrui, anche se sanciti dalla Costituzione, infrangono norme basilari per la tutela della sicurezza e della salute dei cittadini”.

I residenti fanno osservare come la situazione degeneri anche a causa dell'effetto di bevande alcoliche consumate in quantità, ma anche per quel senso di sfida che caratterizza ormai le notti della movida. “Dobbiamo purtroppo evidenziare che pur a fronte di questo scempio, ogni nostra telefonata alle forze dell'ordine perché intervengano al più presto a far cessare tutto ciò, viene sistematicamente ignorata. Per questo molti, troppi di noi, sono ormai esasperati, e alcune famiglie già da qualche tempo stanno cercando casa altrove, ma oggi non è facile trovare alternative. L'ordinanza comunale del Sindaco entrata in vigore questa settimana ha in (minima) parte risposto alle nostre denunce. Diamo comunque atto al Primo Cittadino dello sforzo compiuto per arginare, anche se provvisoriamente, almeno un aspetto il problema, anche a costo di attirarsi per questo (com’è puntualmente accaduto) le proteste di chi è convinto che questi party notturni altro non siano che un’innocente e innocua movida”.

"Ma siamo anche costretti a dire che permangano due gravi criticità. Innanzitutto – conclude il comunicato - il fatto inequivocabile che a nulla vale qualunque divieto – compreso quello imposto con l'ultima e anche dalla penultima ordinanza del Sindaco, di consumare alcolici all'aperto nel cuore della notte – se proprio nelle stesse ore (dalle 23 alle 5 del mattino) non vi sono controlli e manca qualunque forma di sorveglianza da parte della polizia locale, statale e dei carabinieri (se il motivo, come ci vien detto, sta nel regolamento comunale che non consente ai vigili urbani di presidiare una zona dopo le 22.30, allora si modifichi il regolamento o ci si metta d’accordo con il questore e/o con il Commissario del governo per attivare la collaborazione di altre forze dell'ordine, inclusi i carabinieri). In secondo luogo non possiamo sottacere che la questione non riguarda né solo i fine settimana né il solo mese di ottobre cui l’ordinanza è limitata. Dal primo novembre in poi la situazione potrebbe tornare insostenibile come in settembre o in giugno”.













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