Trento, l'evento: una storia tra libri, Urss e pallone

In biblioteca si parla di calcio tra i soviet e la rivoluzione


Claudio Libera


TRENTO. Per gli appassionati di calcio e storia, quello proposto mercoledì 27 aprile alle 17.30 in sala Affreschi della Biblioteca comunale, in via Roma 55, è un appuntamento da non perdere. Infatti, il Csseo, Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale organizza l'incontro dibattito "Storie di calcio sovietico". Intervengono Mario Alessandro Curletto e Marco Iaria, introduce Carlo Martinelli, giornalista che di calcio è "un'enciclopedia vivente". Due recenti volumi, "I piedi dei Soviet. Il futbòl dalla Rivoluzione d'Ottobre alla morte di Stalin" di Mario Alessandro Curletto (Il Melangolo) e "Donne, vodka e gulag. Eduard Streltsov, il campione" di Marco Iaria (Lìmina), offrono il pretesto per ripercorrere vicende e personaggi del calcio sovietico e dei suoi rapporti col potere. In una società totalmente ideologizzata come quella degli anni di Stalin, era fatale che la figura del calciatore fosse utilizzata dall'apparato propagandistico di stato come strumento di "educazione" della coscienza collettiva. Nella seconda guerra mondiale, ad esaltazione dell'eroismo profuso dai sovietici nella difesa della patria, nacque il mito della cosiddetta "partita della morte" che, nella Kiev occupata dai nazisti, vide di fronte una selezione tedesca e gli indomiti giocatori della locale Dinamo, che non si piegarono alle minacce e sconfissero i rivali. Quattro di loro pagarono l'affronto con la vita, secondo la versione che piaceva all'apparato e che venne immortalata da letteratura e cinema. Decenni dopo si dimostrò che quell'atto non era stato così eroico... Altre volte i calciatori sovietici non riuscirono a mantenere alto di fronte al mondo l'onore dell'Urss e di Stalin: accadde in occasione delle Olimpiadi di Helsinki del 1952, quando si trovarono opposti alla fortissima nazionale della Jugoslavia di Tito. Le due partite furono simili ad una battaglia in cui calcio e politica si intrecciarono e che non rimase senza conseguenze per gli sfortunati protagonisti. Nel suo lavoro Curletto descrive il calcio del dopo Rivoluzione d’Ottobre...
Iaria racconta invece la terribile vicenda di Eduard Streltsov, punta della Torpedo Mosca, che qualcuno ha definito il “Pelé bianco”. Fumava e beveva troppo e piaceva alle donne. Fin da giovane ottenne la fama, merito anche del suo colpo di tacco, che ancora oggi in Russia si chiama “Colpo alla Streltsov”. Ma insieme alla fama nel pubblico, cresceva anche l’insofferenza dell’establishment russo verso questo giocatore che rifiutava l’idea dell’uomo nuovo socialista, si vestiva all’occidentale ed aveva troppi vizi e che voleva essere solo un giocatore di pallone e non un simbolo delle conquiste del socialismo reale. Un talento del calcio russo, capace di segnare con la Nazionale 25 gol in 38 partite...

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano