Trento, il Comune cerca "microaree"per sistemare cento nomadi

La legge provinciale del 2009 prevede che i campi sosta vengano soppressi e riconvertiti in «aree residenziali di comunità». Sono le cosiddette «microaree», spazi da 500 a 2 mila metri quadrati a seconda della numerosità del clan familiare



TRENTO. Da Piedicastello alle Ghiaie, da Roncafort alla Vela, da Meano ai Solteri. Sono un centinaio gli zingari che oggi vivono fuori dallo storico campo di Ravina, costruito ormai vent’anni fa. Il futuro sono le microaree, zone regolamentate che ospitino i vari clan familiari. Ma servono spazi dove realizzarle. Gardolo si candida ad accoglierne una sul suo territorio, ma chiede alle altre circoscrizioni di assumersi la stessa responsabilità.
La legge provinciale del 2009 prevede che i campi sosta vengano soppressi e riconvertiti in «aree residenziali di comunità». Sono le cosiddette «microaree», spazi da 500 a 2 mila metri quadrati a seconda della numerosità del clan familiare. Individuarli spetta ai Comuni, il requisito minimo per l’insediamento è la residenza in Trentino da almeno 10 anni, condizione che la gran parte dei nomadi oggi abusivi possiede. Molte famiglie - come i Gabrielli alle Ghiaie e gli Held alla Motorizzazione - sono trentini da generazioni e da anni hanno lasciato il campo di Ravina, dove oggi vivono una settantina di persone.
La nuova legge - di cui si attende il regolamento - prevede anche campi di transito per i non residenti. Uno scenario che appare ancora lontano. Il sindaco di Trento Andreatta ha annunciato per settembre l’individuazione di due microaree dove avviare la sperimentazione. In un’epoca di sollevazioni e comitati - vedi crematorio - è facile immaginare che la strada sarà in salita. Le trattative con le circoscrizioni sono avviate e sia Gardolo che il Centro storico hanno dato la loro disponibilità, a patto che scompaiano i campi abusivi.

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