SOLIDARIETA'

Trento, cento famiglie sfamatecon gli avanzi dei supermercati

La solidarietà dei frati che raccolgono ciò che noi scartiamo


Luca Marognoli


TRENTO. Una volta c’erano i frati da cerca, con il cesto sotto braccio. Oggi la solidarietà viaggia a bordo di un Doblò. Padre Fabrizio Forti apre il portabagagli: è zeppo di generi alimentari appena prelevati dall’Italmarket. Deve ancora scaricarli, per portarli nel magazzino del convento di via Spalliera. Ma ora non c’è tempo: sono le 6 di sera e la mensa è piena di gente da sfamare.
 Il giorno dell’Epifania a cena si sono presentati in 192, un record. «E l’anno scorso - puntualizza - abbiamo distribuito 47 mila e 7 pasti».
 Oggi la provvidenza è stata benevola. Al Superstore Coop di viale Verona, padre Fabrizio ha “raccolto” (questa volta con un Ducato) otto cassoni di plastica stracolmi di ogni ben di Dio. Hanno dovuto caricargliele con il muletto. Da pochi minuti sono in “cassaforte”, al convento: «Questo magazzino è un miracolo che si rinnova ogni quindici giorni. Due volte al mese distribuiamo 12 quintali di generi alimentari», dice accendendo la luce per mostrare la merce. Il colpo d’occhio è notevole. Sembra di essere in un supermercato all’ingrosso, c’è roba dappertutto. Il frate afferra un barattolino di omogeneizzato Plasmon. «Questi li porto alle ragazze madri. Guarda la scadenza: 31 gennaio 2011. E questo salmone Rio Mare? Gennaio 2012. Solo perché la confezione è rovinata o l’etichetta strappata. Ma ci sono anche un sacco di dadi da brodo: preziosissimi...». Poi si volta verso il ripiano: «C’è di tutto, anche i Tampax da donna. O la lacca: queste bombolette le porto ai malati di Aids. Bisogna continuare a saltare, qui. Le brioche che vedi là scadono in aprile ma io le faccio andare subito. Non voglio dar roba che scade: te la portano indietro».
 Sorride, padre Fabrizio. Sorride perché il miracolo si sta compiendo anche oggi. Ci guida in cucina, fra pentoloni di sugo che sbuffano, accuditi dalle cuoche di stasera (vengono a turno dalle diverse parrocchie). E ci mostra un’altra stanza: la dispensa. Ad un gancio sono appese decine di sacche nere, ciascuna con un numero sopra. «Sono 109, una per nucleo familiare. I nomi li conosco solo io, per una questione di privatezza. Loro riportano la borsa quando è vuota e i volontari gliela ridanno piena. Cosa c’è dentro? Zucchero, farina bianca, gialla, olio di semi, di oliva, 2-3 chili di pasta (la De Cecco, ndr), riso, tonno, pelati... Guarda qui: c’è anche il creme caramel». Tra i destinatari tanti stranieri, ma i trentini - dice il frate - aumentano: «Se prima erano il 5%, adesso sono il 15».
 Sono i poveri di oggi, l’altra faccia della società del consumo. «Tutto quello che c’è in magazzino andrebbe a finire in discarica. Che mondo strano. Dopo aver distribuito pani e pesci Gesù disse: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla si perda”. Bellissimo... E’ frutto del mistero questa roba».
 Non solo frati. C’è un altro Doblò (che sia anche questo un mezzo della provvidenza?) che gira i supermercati della città. Lo hanno messo a disposizione i padri Venturini e a guidarlo è un ex direttore di banca, Bruno Masè. Ogni giorno lui e i suoi collaboratori, una trentina fra i quali molti bancari in pensione appartenenti alla grande famiglia di Trentino Solidale, raccolgono e redistribuiscono quintali di generi alimentari. L’appuntamento fisso è alle 10 e mezzo al superstore del Big Center. La merce aspetta in magazzino: 7/8 chili di melanzane, altrettanti di cime di rapa e di biete, 10 chili mele, un paio di chili di albicocche da far macedonia, 4 reti di arance, una cassa di pizze da 10 chili e una di pizzette da 3, alcuni polli arrosto. E’ questo quello che “passa il supermarket” oggi: roba che se fosse battuta alla cassa farebbe un conto di diverse decine di euro. Il furgoncino raccoglie anche i pasti delle 4 mense universitarie e pane e dolci di Tonezzer e Sosi. La sera avviene la distribuzione: prima alle famiglie bisognose e poi alle mense dei poveri. Dice Giuseppe Mattedi, direttore del Superstore: «Abbiamo protocolli aziendali con termini di conservazione molto brevi. I prodotti freschissimi, dalla gastronomia calda alla pasticceria, durano un giorno. Ogni mattina diamo ai volontari un paio di carrelli pieni».
 Il giorno dell’Epifania a cena si sono presentati in 192, un record. «E l’anno scorso - puntualizza - abbiamo distribuito 47 mila e 7 pasti».
 Oggi la provvidenza è stata benevola. Al Superstore Coop di viale Verona, padre Fabrizio ha “raccolto” (questa volta con un Ducato) otto cassoni di plastica stracolmi di ogni ben di Dio. Hanno dovuto caricargliele con il muletto. Da pochi minuti sono in “cassaforte”, al convento: «Questo magazzino è un miracolo che si rinnova ogni quindici giorni. Due volte al mese distribuiamo 12 quintali di generi alimentari», dice accendendo la luce per mostrare la merce. Il colpo d’occhio è notevole. Sembra di essere in un supermercato all’ingrosso, c’è roba dappertutto. Il frate afferra un barattolino di omogeneizzato Plasmon. «Questi li porto alle ragazze madri. Guarda la scadenza: 31 gennaio 2011. E questo salmone Rio Mare? Gennaio 2012. Solo perché la confezione è rovinata o l’etichetta strappata. Ma ci sono anche un sacco di dadi da brodo: preziosissimi...». Poi si volta verso il ripiano: «C’è di tutto, anche i Tampax da donna. O la lacca: queste bombolette le porto ai malati di Aids. Bisogna continuare a saltare, qui. Le brioche che vedi là scadono in aprile ma io le faccio andare subito. Non voglio dar roba che scade: te la portano indietro».
 Sorride, padre Fabrizio. Sorride perché il miracolo si sta compiendo anche oggi. Ci guida in cucina, fra pentoloni di sugo che sbuffano, accuditi dalle cuoche di stasera (vengono a turno dalle diverse parrocchie). E ci mostra un’altra stanza: la dispensa. Ad un gancio sono appese decine di sacche nere, ciascuna con un numero sopra. «Sono 109, una per nucleo familiare. I nomi li conosco solo io, per una questione di privatezza. Loro riportano la borsa quando è vuota e i volontari gliela ridanno piena. Cosa c’è dentro? Zucchero, farina bianca, gialla, olio di semi, di oliva, 2-3 chili di pasta (la De Cecco, ndr), riso, tonno, pelati... Guarda qui: c’è anche il creme caramel». Tra i destinatari tanti stranieri, ma i trentini - dice il frate - aumentano: «Se prima erano il 5%, adesso sono il 15».
 Sono i poveri di oggi, l’altra faccia della società del consumo. «Tutto quello che c’è in magazzino andrebbe a finire in discarica. Che mondo strano. Dopo aver distribuito pani e pesci Gesù disse: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla si perda”. Bellissimo... E’ frutto del mistero questa roba».
 Non solo frati. C’è un altro Doblò (che sia anche questo un mezzo della provvidenza?) che gira i supermercati della città. Lo hanno messo a disposizione i padri Venturini e a guidarlo è un ex direttore di banca, Bruno Masè. Ogni giorno lui e i suoi collaboratori, una trentina fra i quali molti bancari in pensione appartenenti alla grande famiglia di Trentino Solidale, raccolgono e redistribuiscono quintali di generi alimentari. L’appuntamento fisso è alle 10 e mezzo al superstore del Big Center. La merce aspetta in magazzino: 7/8 chili di melanzane, altrettanti di cime di rapa e di biete, 10 chili mele, un paio di chili di albicocche da far macedonia, 4 reti di arance, una cassa di pizze da 10 chili e una di pizzette da 3, alcuni polli arrosto. E’ questo quello che “passa il supermarket” oggi: roba che se fosse battuta alla cassa farebbe un conto di diverse decine di euro. Il furgoncino raccoglie anche i pasti delle 4 mense universitarie e pane e dolci di Tonezzer e Sosi. La sera avviene la distribuzione: prima alle famiglie bisognose e poi alle mense dei poveri. Dice Giuseppe Mattedi, direttore del Superstore: «Abbiamo protocolli aziendali con termini di conservazione molto brevi. I prodotti freschissimi, dalla gastronomia calda alla pasticceria, durano un giorno. Ogni mattina diamo ai volontari un paio di carrelli pieni».













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