Trento: bimbi accompagnati a scuola, presidi contrari

Polemica dopo la decisione della preside dell'istituto comprensivo di Civezzano di no permettere agli alunni di andare a casa se non accompagnati da un adulto. I colleghi prendono le distanze: «La responsabilità della scuola», dicono in coro gli altri dirigenti «termina quando finisce l'orario scolastico. Da quel momento in poi la responsabilità dei minori torna ai genitori»


Jacopo Tomasi


TRENTO. Nessun «abbandono di minore». Nessun rischio di infrangere il codice penale. I colleghi della preside dell'istituto comprensivo di Civezzano, Antonella Zanon, prendono le distanze dalla sua decisione di non permettere agli alunni di andare a casa se non vengono accompagnati da un adulto. «La responsabilità della scuola», dicono in coro gli altri dirigenti «termina quando finisce l'orario scolastico. Da quel momento in poi la responsabilità dei minori torna ai genitori».
Continua a far discutere la decisione della preside della scuola di Civezzano di non far andare gli alunni a casa da soli al termine delle lezioni. Motivo? «S'infrange l'articolo 591 del codice penale, che parla di abbandono di minore per ragazzi con meno di 14 anni», ha spiegato Antonella Zanon. Una tesi appoggiata anche dal legale della Provincia che si occupa di scuola nel corso dell'incontro con i genitori che si è svolto martedì sera.
A non essere d'accordo con questa lettura «fiscale», però, sono gli altri colleghi presidi di istituti comprensivi. Principalmente per un motivo pratico: se gli istituti dovessero controllare che ogni alunno venga accompagnato e ripreso dai genitori, rischierebbero il corto circuito. Non solo. C'è chi fa notare un altro aspetto. Se si vuole essere fiscali, l'abbandono di minore si verificherebbe anche quando un ragazzino va al bagno da solo. Insomma, i colleghi predicano il buon senso e spiegano che, nella maggior parte dei casi, gli alunni tornano a casa con lo Scuolabus, oppure vengono accolti da genitori o parenti. Poi, c'è chi torna a casa a piedi (soprattutto chi abita a meno di 500 metri dalla scuola) aderendo al progetto "A piedi sicuri" che, se dovesse passare la linea di Civezzano, dovrebbe essere accantonato.
Ivana Pulisizzi è dirigente dell'istituto comprensivo di Povo e Villazzano. «La collega - spiega - ha posto un problema giuridico serio e ci auguriamo che, finalmente, ci possa essere un'indicazione precisa. In ogni caso, per quanto riguarda il mio istituto, la nostra responsabilità finisce quando termina l'orario scolastico, dopodiché sta alla famiglia assicurare la tutela dei propri figli. Certo, abbiamo un occhio di riguardo per gli alunni più piccoli, di prima o seconda elementare. Questa ci pare l'unica modalità possibile per gestire la questione, tutte le altre modalità sono concretamente impossibili». La preside entra ancor più nel merito. «A livello pedagogico potrebbe essere addirittura sbagliato andare a prendere tutti i giorni un bambino che ha superato la seconda elementare. Inoltre, ogni genitore ha il diritto di scegliere come educare il proprio figlio, magari anche abituandolo a tornare a casa da solo».
Elina Massimo, dirigente dell'istituto Trento 6, è sulla stessa lunghezza d'onda. «Se la collega ha posto questo problema, si vede che ha riscontrato qualcosa che non va. A nostro modo di vedere, però, la responsabilità della scuola inizia quando si aprono i cancelli e termina quando suona l'ultima campanella. Comunque, non facciamo mai venire meno il nostro lavoro di vigilanza e custodia, ma se si prendono certe strade si rischia di entrare in un terreno delicato che aprirebbe una questione difficile da affrontare e gestire». All'istituto Comenius di Cognola i bambini vengono accompagnati allo Scuolabus oppure affidati ai genitori, ma senza attuare un metodo «fiscale» come a Civezzano. Singolare il sistema attivato da Lorenzo Pierazzi ad Arco. «Per valutare se un alunno può tornare a casa da solo o meno, facciamo un colloquio con i genitori e prendiamo una decisione assieme. Nella maggior parte dei casi, comunque, i ragazzi tornano a casa con un parente».

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