Trento: "base-jumper" muore schiantandosi contro parete di roccia

Secondo una prima ricostruzione, l'uomo, di cui non si conoscono ancora le generalità, si è lanciato dal Becco dell'Aquila _ una rupe spesso utilizzata per questo tipo di sport estremo _ ma a metà del volo, pare per un errore di manovra, ha perso il controllo del paracadute



TRENTO. Un base-jumper è morto schiantandosi contro una parete rocciosa. L'incidente è avvenuto questa mattina sul monte Brento, in Trentino.

Secondo una prima ricostruzione, l'uomo, di cui non si conoscono ancora le generalità, si è lanciato dal Becco dell'Aquila _ una rupe spesso utilizzata per questo tipo di sport estremo, che era stato anche vietato da una legge provinciale, poi ritirata _ ma a metà del volo, pare per un errore di manovra, ha perso il controllo del paracadute e si è schiantato contro la parete rocciosa.

Sul posto sono intervenuti gli uomini del soccorso alpino con l'elicottero del '118' che non hanno potuto che constatare il decesso del base-jumper, rimasto impigliato con la vela alla roccia.

Particolarmente difficile il recupero della salma a causa della zona particolarmente impervia. Non è la prima volta che sul monte Brento si verificano incidenti mortali di base-jumper. Per questo in passato la Provincia di Trento aveva limitato questa pratica sportiva.

Potrebbe essere stata un'improvvisa folata di vento la causa dell'incidente mortale in cui è rimasto vittima un appassionato russo di base jumping, schiantatosi contro una parete rocciosa del monte Brento, in Trentino.

Evgens Chernatskij, di 37 anni, non è riuscito ad evitare l'impatto con le rocce, anche perché - secondo i rilievi dei carabinieri - il paracadute pare si sia aperto solo parzialmente. Un'inchiesta verrà aperta dalla magistratura.

Il monte Brento è la meta preferita dai base-jumper di tutto il mondo, ma è anche il luogo dove tanti giovani appassionati del lancio estremo hanno trovato la morte: nove in dieci anni. Oggi l'ultima tragedia, vittima un russo di 37 anni, Evgens Chernatskij, che si è schiantato contro la parete rocciosa, forse a causa di una folata di vento anche se dai successivi rilievi pare tutto dovuto all'apertura parziale del paracadute.

La mancata apertura della 'vela' è d'altra parte una delle cause più frequenti degli incidenti mortali dal 2000 ad oggi. Un rischio che gli appassionati di questo sport estremo conoscono bene, ma troppo forte è l'ebbrezza di lanciarsi da montagne, palazzi o ponti e aprire il paracadute a poca distanza dal suolo.

L'emozione provocata dalla morte di un giovane romano nel maggio 2000, sfracellatosi al suolo dopo un volo di alcune centinaia di metri, da lui filmato, aveva convinto il governo provinciale a vietare temporaneamente la pratica del base-jumping. Provvedimento ritirato un anno dopo con l'approvazione di un codice di autoregolamentazione.

Secondo la commissione provinciale non esisteva ''il necessario supporto normativo per porre un divieto che peraltro risulterebbe discriminante rispetto ad altre discipline estreme ugualmente pericolose''. Il codice di autoregolamentazione non è peraltro servito a ridurre il rischio insito in questa pratica sportiva, e di conseguenza il numero delle vittime resta costante.













Scuola & Ricerca

In primo piano