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Trento, all’ex Mayer 130 camere tutte di legno

Iniziati i lavori di posa delle celle per la struttura d’avanguardia di corso Buonarroti che ospiterà il nuovo studentato


di Daniele Peretti


TRENTO. L'ex albergo Mayer rinascerà come studentato, ma con un fabbricato all'avanguardia che potrebbe aprire anche una nuova strada per le ristrutturazioni urbane. A realizzazione conclusa, saranno cinque piani fuori terra variamente modulati per un totale di 4mila metri quadri di superficie con 800 metri per piano dove troveranno posto 130 stanze da letto, spazi comuni e sale riunioni.

Nell'interrato il parcheggio che fino al piano rialzato, sarà l'unica parte in cemento; poi spazio al legno o meglio alle tavole in crosslam realizzate con legno di abete della Val di Fiemme. Si tratta di parti attrezzate nel senso che arrivano in cantiere già assemblate in celle definitive, comprensive anche di porte e finestre. Queste celle vengono poi unite tramite agganci meccanici, i bagni inseriti in blocchi prefabbricati e la stanza è completata. Per esemplificare si tratta di una soluzione di molto simile a quella del Lego, ottenuta con la sovrapposizione di mattoncini. Il committente è l'Opera Universitaria, a costruire è l'impresa Collini, mentre la realizzazione dei cinque piani fuori terra è della Essepi XXL di Cavedine.

E per il titolare della EssepiXXL, Silvio Pedrotti, questo appalto sa molto di rivalsa: «Nel 1985 – spiega – ho voluto costruire la mia abitazione, attigua alla falegnameria, completamente in legno: mi consideravano un matto e mi prendevano in giro. Per due anni, quello delle case in legno è stato l'obiettivo aziendale, che poi prò ho dovuto abbandonare perché altrimenti sarei morto di fame. Si trattava di progetti troppo futuristici, ma nei quali ho sempre creduto. Poi dieci anni fa i tempi sono cambiati e allora ho rispolverato i vecchi progetti che si affiancavano alla perfezione all'idea di una maggiore qualità della vita e di rispetto ambientale».

La prima realizzazione viene portata a termine in quel di Modena, con una residenza per anziani, poi arriva la gara d'appalto indetta dall'Opera Universitaria e il sogno di Pedrotti si realizza anche a pochi chilometri da casa sua. «Ma si tratta di un progetto del tutto diverso perché – come fa notare Silvio –, in questo caso, la maggior parte del lavoro viene svolta nello stabilimento di Cavedine. Solo in un secondo tempo, quando le celle sono ormai ultimate, vengono trasportate in cantiere e installate.

In questo modo il lavoro è molto più curato perché così è possibile lavorare nelle condizioni ideali e si potrebbe perfino assemblare a ciclo continuo. Nel caso dell'ex albergo Mayer, abbiamo del tutto riciclato il fabbricato e, una volta ultimati i lavori di demolizione e della costruzione della parte in cemento, il disturbo per il vicinato è stato minimo. Poi abbiamo ridotto moltissimo il tempo trascorso in cantiere, che come purtroppo rivelano le statistiche è la zona dove il rischio di infortuni è davvero altissimo.

A costruzione ultimata, a livello estetico del legno rimarrà poco o nulla. Si è infatti scelto di coprire con un cappotto isolante la parte esterna, mentre quella interna sarà rivestita in cartongesso, ma in altre realizzazioni è possibile mantenere il legno a vista». Raccontata così, potrebbe sembrare che la costruzione della struttura sia stata molto semplice, ma non fatevi ingannare.

I tecnici della Essepi hanno dovuto lavorare anni per elaborare progetti che sono anche frutto di un approfondito lavoro di ricerca, portato avanti in collaborazione con l'Università e la Fondazione Mach, così da arrivare ad un unicum al top di tutte le certificazioni energetiche. I tempi non sono ancora maturi per un'applicazione civile delle pareti in crosslam, ma l'utilizzo può interessare tutti gli altri settori, anche solo per aggiungere piani a strutture già esistenti e costruite con i metodi tradizionali. La soddisfazione si Silvio Pedrotti? «L'aver dimostrato che quella sua vecchia idea era davvero buona».













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