IL DIBATTITO

Trentino senza nuovi leaderLa politica si interroga

Virgili e Grigolli: "Mancano le opportunità per farli emergere, cioè i partiti"


Luca Petermaier


TRENTO. «Non è che manchino i talenti, qui mancano le opportunità per farli emergere. In sostanza: mancano i partiti». L’analisi di due «grandi vecchi» della politica trentina sulla mancanza di una nuova classe dirigente è spietata. Giorgio Grigolli e Biagio Virgili la vedono così: «Molti dei nuovi amministratori sono fuori dal mondo, il problema è l’assenza dei partiti».
 Biagio Virgili, ex consigliere provinciale del Pci per il quale fu anche parlamentare, in proposito ha le idee molto chiare: «Ai tempi miei si cominciava dai primi gradini, dal diffondere le tessere, raccogliere i bollini, diffondere la stampa la domenica. Pian piano si saliva e lo si faceva sempre assieme ad un gruppo dirigente che aveva più anni di noi, per cui c’era modo di imparare, frequentare corsi e attività culturali. Non a caso i maggiori partiti avevano tutti scuole nazionali e regionali e formavano così dei nuclei dirigenti che potevano avvicendarsi: non c’era solo uno che emergeva. Oggi - confessa amaro - non è più così, perché non ci sono più i partiti che sono le scuole di formazione politica più importanti. Le faccio un esempio: io ho cominciato nel 1945 a fare lavoro di stampa e diffusione di volantini. Nel 1949 sono diventato responsabile di un circolo giovanile fino a ricoprire tutti i campi del partito con responsabilità pubbliche. Nel 1998 io mi sono dimesso dai Ds: crede che da allora ci sia stato uno di quelli che sono venuti avanti negli ultimi decenni che si sia ricordato dei vecchi militanti che hanno costruito un movimento reale?». Infine l’affondo verso l’attuale classe dirigente: «Questi hanno perso la memoria storica, sono fuori dal mondo. Sono chiusi in casa, non vanno tra la gente. Per loro il partito è un fine, non il mezzo per organizzare una politica a favore della gente. Qui non manca il talento, ma lo strumento per portarlo a galla, che è il partito. Oggi in Consiglio provinciale siedono persone senza un minimo di esperienza e poi magari scopri che sono sponsorizzati da Tizio, Caio o Sempronio».
 L’analisi si Virgili trova in gran parte concorde anche l’ex democristiano Giorgio Grigolli presidente della Provincia dal 1974 al 1979: «Il tema della mancanza di leader e di un ricambio nella classe dirigente è attuale ed esiste. Oggi si bada molto alla politica come esercizio di potere e non si guarda in prospettiva al domani. In questo senso io vedo con nostalgia ciò che faceva la vecchia Dc con le scuole di politica o la condivisione della cultura. Da tempo - continua Grigolli - la politica trentina è disseminata di episodi, di alzate di ingegno della mattina da seppellire la sera. Questo non giova alla costanza di una politica autonomistica».
 Secondo Giorgio Grigolli il rischio di un appiattimento verso il basso del livello della classe dirigente c’è, «se noi pensiamo solo alle cose da fare e non anche a come farle. Se ognuno inventa la propria sigla o il proprio annuncio di giornata, ma senza che dietro ci sia un impegno e una preparazione. In questo senso vedrei bene una Fondazione che aiuti nella formazione politica, la potrebbero fare i cattolici. Perché no?».
 Infine una considerazione sul presidente Dellai: vero talento o sopravvalutato data l’assenza di concorrenti? «Dellai è un vero talento, ma tende ad essere troppo solitario. Eccede a volte in invenzioni: quest’ultima iniziativa con Rutelli io proprio non la capisco, anche se gli faccio gli auguri».













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