Trasfusioni e doping all’ozono in tre rinviati a giudizio

Trento. Hanno patteggiato un anno e di reclusione e 400 euro di multa davanti al Gup Enrico Borrelli Letizia Bonetto e Daniele Povoli di Meano, Antonio Raggiu, Alessandro Orri e Lorenzo Filippi,...



Trento. Hanno patteggiato un anno e di reclusione e 400 euro di multa davanti al Gup Enrico Borrelli Letizia Bonetto e Daniele Povoli di Meano, Antonio Raggiu, Alessandro Orri e Lorenzo Filippi, mentre il modenese Enrico Rovatti ha patteggiato una pena inferiore (due mesi di reclusione e 200 euro di multa, ma che sommata a una pena precedente in continuazione arriva a 2 anni e 8 mesi) per l’indagine Big Boy dei Nas, che lo scorso anno in giugno portò all’arresto di 9 persone per traffico di sostanze dopanti e false fatture nell’ambiente del body building. Rinviati invece a giudizio il dottor Davide Barra, Diego Pilati e Alessandro Cetto, che andranno così a processo. E contro il dottor Barra, medico delle case di riposo Opera Romani di Nomi e Residenza Valle dei Laghi di Cavedine, si sono costituite parte civile le due Apsp. Tutelate dall’avvocato Luigi De Finis, chiederanno a Barra il risarcimento dei danni d’immagine: 250 mila euro complessivi. La svolta nelle indagini del Nas è arrivata a gennaio 2019, quando un venticinquenne trentino venne ricoverato al Santa Chiara per un’embolia polmonare dovuta all’assunzione di farmaci dopanti. Ciò ha permesso di ricostruire una fitta rete di scambi, cessioni e vendite di sostanze dopanti svelando un sofisticato sistema di doping: l’arricchimento del sangue di atleti dilettanti con l’utilizzo di autoemotrasfusioni a base di ozono, per “rigenerare” il sangue e avere prestazioni migliori in varie discipline, dal body-building al ciclismo. Barra, medico geriatra e direttore sanitario delle Apsp di Cavedine e Nomi sarebbe la “mente” delle trasfusioni (consentite solo per scopi di cura) che venivano effettuate negli ambulatori messi a disposizione del medico dalle due strutture private.













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