Tisi: «Migranti, il Trentino è solidale» 

Al convegno Caritas il vescovo loda l’impegno dei volontari e bacchetta i media: «Poca attenzione all’integrazione vera»



TRENTO. “Chiamati a riconoscere i segni dei tempi” il tema in discussione al convegno della Caritas che si è tenuto ieri mattina alla Sala della Filarmonica. «Siamo affaticati da quei contesti che rincorriamo – ha affermato il direttore Roberto Calzà – col fiato corto perché non abbiamo gli strumenti per capire il mondo». Le cause? Molteplici. Dalla drastica diminuzione sia dei cristiani praticanti che del clero che ha progressivamente portato «ad una comunità ridotta»; ad aspetti sociali che generano meccanismi e modelli difficili da capire nell’ambito di un mondo contraddittorio nel quale «i cristiani si lamentano piuttosto che agire e nel quale ci sono gruppi Caritas che litigano tra loro ed altri che non vanno comunque d’accordo». Ma cambiano anche i referenti non più solo migranti, ma anche precari, pensionati e disoccupati che rappresentano il dissolversi di quelli che un tempo erano i capisaldi della società la cui crisi genera situazioni complesse, frammentate ed in mutamento che assolutamente non aiutano. Come si può reagire di fronte a questa situazione ?

«Prima di tutto dobbiamo diventare contagiosi – ha spiegato Calzà – al di fuori del nostro circuito per aumentare il numero delle persone che ci aiutano. Poi trasmettere speranza in un quadro difficile e complesso, facendoci forza con la disponibilità e generosità della comunità trentina che ha saputo creare delle bellissime realtà con i migranti arrivati sul territorio». Un concetto ribadito anche dal vescovo Lauro Tisi che ha citato una famiglia di migranti di Castello di Fiemme: «Erano ospiti dei locali messi a disposizione dalla parrocchia e proprio per l’accoglienza che hanno ricevuto hanno chiesto di potersi battezzare: una soddisfazione enorme». E a commento sia della campagna elettorale che delle votazioni: «Sono i media a enfatizzare più le frasi iperboliche, piuttosto che una realtà fatta di integrazione e di disponibilità. In Trentino esiste una rete solidale che lavora comunque». Ma l’affondo è arrivato anche sul contesto sociale: «Quando sarà passata questa overdose di tecnica e di mercantilismo economico ci potremo riappropriare della nostra vita. Dobbiamo ripartire dai volti delle persone, dalla disponibilità ad ascoltarci e stare tra la gente». Nel suo intervento d’apertura il docente Alberto Conci si era soffermato sulla difficoltà di capire e di vedere i segni dei tempi. «Segni che erano richiesti da chi sfidava Gesù, ma che Gesù invece celava”. Lo sportello “ Preoccuparsi” della Caritas dal primo aprile 2017 al 28 febbraio 2018 ha incontrato 37 persone (18 donne e 19 uomini). I maschi sono in maggior parte italiani, mentre le femmine straniere. Ad essere maggiormente interessata è stata la fascia d’età dai 30 ai 39 anni e genericamente si tratta di persone sole. (d.p.)













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