Telecamere decisive: presto saranno 100

La città disseminata di occhi elettronici. Uno dei malviventi riconosciuto grazie alla maglietta della nazionale francese



TRENTO. «Hanno scelto la città sbagliata»: questa la battuta che ieri circolava tra questura e palazzo di giustizia. Scontri come quelli di un mese fa possono restare impuniti altrove, nelle periferie degradate delle grandi città. Non certo a Trento, dove il controllo delle forze dell’ordine è pervasivo e decine di occhi elettronici sono puntati anche negli angoli apparentemente meno protetti. E proprio le telecamere si sono dimostrate il migliore alleato della polizia, assieme alle “gole profonde” che in indagini come queste sono spesso necessarie, per chiudere il cerchio dell’operazione Saha Nadifa. Contano tantissimo quelle immagini: mostrano chiaramente i volti dei membri delle due “bande” (nessuno si è coperto contando forse su un’illusione di impunità smentita dalle manette che si è ritrovato ai polsi), i loro spostamenti, le fasi salienti degli scontri, le armi utilizzate. Tanti momenti che, messi insieme, formano una sorta di film della guerriglia urbana che ha imperversato il 22 luglio scorso in città.

Uno strumento talmente importante che le autorità di pubblica sicurezza hanno deciso di investire ulteriormente su di esso. Il dirigente della Squadra mobile Roberto Giacomelli, che ha coordinato i 60 uomini coinvolti nelle indagini, annuncia che entro l’anno le telecamere raggiungeranno il centinaio: non poco per una realtà urbana di dimensioni relativamente modeste come la città di Trento. Naturalmente le immagini sono un materiale importante ma grezzo, che va analizzato da occhi esperti e messo in confronto con le conoscenze maturate sul territorio. Qui risulta fondamentale l’apporto degli agenti che si infiltrano negli ambienti criminali e controllano quotidianamente il territorio, spesso in borghese, arrivando a conoscere volti, segni particolari e abitudini dei sospettati. Particolare curioso: Amin Mhadbi, uno dei tunisini arrestati considerati tra i più pericolosi anche perché armato di coltello, è stato smascherato grazie alla maglietta che indossava: quella blu della nazionale francese di calcio.

La rissa aggravata prevede pene dai 3 mesi ai 5 anni, ma si prevede un massiccio ricorso al rito abbreviato. Gli interrogatori sono in corso.

I sospettati sono tutti senza dimora: la polizia li ha rintracciati nei loro rifugi quotidiani, come la stazione Fs, la Trento-Malè, le panchine di piazza Dante, perfino in piazza a Gardolo. Si parla di criminali “stanziali”, a differenza di quelli arrestati subito dopo gli scontri, in gran parte richiedenti asilo giunti dall’Africa centrale. Il questore Giorgio Iacobone ha precisato che dei 450 profughi attesi in Trentino, ne sono arrivati sono 250, poco più della metà.(l.m.)













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