l'azienda

Tassullo, una coop per salvare l’azienda

Una società costituita dai dipendenti con prelazione su affitto e cessione. Borzaga: «Una prospettiva occupazionale»


di Roberto Colletti


TRENTO. «Non è stata una decisione facile. Ma alla fine ci siamo convinti che dovevamo provarci: per noi e per la storia della nostra azienda. Ci auguriamo di trovare comprensione, interesse e sostegno». Le poche parole di Michele Dalpiaz spiegano il senso di Calce, Cooperativa Anaune Lavoratori Cementieri, costituita da un gruppo di dipendenti ed ex dipendenti del Gruppo Tassullo, oggi in cassa integrazione e presto destinati al licenziamento.

La neonata cooperativa per azioni, aperta a nuove adesioni, vuole salvare il patrimonio di conoscenze e di professionalità costruito in un secolo di presenza industriale che, dopo le recenti dichiarazioni di fallimento, rischia la dissipazione. «Se prevarrà la liquidazione per lotti - dice Dalpiaz, capo del laboratorio ricerca e sviluppo di Tassullo Materiali - sarà una perdita irrimediabile di posti di lavoro, di progetti e di know how maturati negli anni. Un terribile spreco. Noi siamo pronti a prenderla in affitto o, se necessario, ad acquisirla».

Dalpiaz, appena eletto presidente della cooperativa, assieme alla vice presidente Milena Brun, già destinata al licenziamento, hanno informato dell'iniziativa il consiglio provinciale, l'assessore Alessandro Olivi, i sindacati e coloro che nelle scorse settimane avevano incontrato per spiegare le loro ragioni e preoccupazioni.

«Da tutti, in particolare dal presidente Dorigatti e dall'assessore Olivi, era venuta la richiesta di avere un referente con cui dialogare» ricordano. «Bene, il referente che rappresenta i lavoratori che non si rassegnano ad essere svenduti ora c'è: è la cooperativa Calce».

Le basi normative su cui poggia l'iniziativa si trovano nella legge Marcora -la numero 45 del 1985 e successive modifiche- che prevede la cessione di imprese a cooperative di lavoratori-imprenditori, consentendo la costituzione del capitale necessario con il versamento delle loro liquidazioni e l'anticipo degli assegni di cassa integrazione e di mobilità. I soci, in altre parole, rischiano risorse proprie, che possono essere integrate attraverso il fondo di rotazione gestito da Cfi, Cooperativa Finanza Italia cui partecipano, oltre alle centrali cooperative nazionali, anche il Ministero dello sviluppo economico e chiunque altro voglia farlo. Con un'ulteriore garanzia: in caso di cessione dell'azienda, la cooperativa, a parità di offerta, ha il diritto di prelazione su altri potenziali acquirenti. Un sostegno istituzionale, dunque, per progetti che intendono salvaguardare posti di lavoro e patrimoni industriali altrimenti destinati, attraverso liquidazioni e fallimenti, ad essere distrutti.

«L'obiettivo della legge Marcora è esattamente questo: consentire ai lavoratori, depositari delle competenze tecniche, di gestire un'impresa che abbia potenzialità di mercato» rammenta Carlo Borzaga, ordinario di economia e presidente di Euricse. «Negli ultimi cinque anni si contano in Italia una cinquantina di aziende salvate con la Marcora e non tutte erano in liquidazione, ci sono anche esempi di passaggi di proprietà in bonis. In questo modo si è continuato a produrre ricchezza e conservato un migliaio di posti di lavoro.

Credo che possa essere anche il caso della Tassullo che, nonostante il debito schiacciante ed la gestione di quest'ultimo periodo, ha potenzialità di mercato, non foss'altro per le celle ipogee già destinate ad essere acquistate dalle cooperative Melinda. Su quest'ultimo punto -le celle ipogee- voglio aggiungere una considerazione. Si tratta di infrastrutture destinate non solo alla conservazione ortofrutticola, ma anche di importanti risorse idriche e di stoccaggio di apparati di telecomunicazione.

Sono infrastrutture di interesse pubblico le quali, se si procederà con la liquidazione fallimentare, saranno acquistate dal privato. Perciò mi chiedo: non è più desiderabile che la proprietà, se non pubblica, sia perlomeno di natura cooperativa per garantire ad un'infrastruttura di tale portata un nucleo di patrimonio indivisibile e perciò non liquidabile? E' un punto che meriterebbe un approfondimento». Una riflessione, dopo gli incontri, le interrogazioni e gli impegni presi da molti sul “caso Tassullo”, che spetta anche alla politica. E, forse, anche a quei “cavalieri bianchi” che da qualche tempo si muovono nell'ombra attratti, com'è naturale, dalla ricchezza che lì vedono, ma molto meno attenti al lavoro che l'ha costruita.













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