Super-premi ai dirigenti: fino a 7 mila euro l’anno

Il sindacato: «Più equilibrio sulla ripartizione del Foreg, i ruoli apicali prendono 12 volte di più, oltre alle indennità». Domani l’incontro con il presidente Rossi


di Giuliano Lott


TRENTO. Troppe disparità in Provincia nella gestione del Foreg, il Fondo riorganizzazione ed efficienza gestionale che viene distribuito al personale coinvolto in progetti mirati a migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione. Punta i piedi il sindacato, mostrando per la prima volta i dati sulla distribuzione. Dai quali emerge che ai ruoli apicali, «quelli più vicini al potere» chiosa Stefano Galvagni (Uil), finiscono cifre fino a 12 volte superiori a quelle date ai lavoratori di livello più basso. «In molte altre realtà pubbliche, dall’Opera universitaria ai musei, la disparità tra il minimo e il massimo è di 1 a 4. Il Foreg dovrebbe essere uno strumento “democratico” e ispirato alla meritocrazia per premiare i lavoratori coinvolti in un progetto di miglioramento dell’amministrazione pubblica» argomenta il sindacalista. Nella sostanza, il riconoscimento andrebbe ripartito secondo il contributo fattivo dato al progetto, e se è pure nella logica delle cose che un dirigente incassi più di un subalterno, si fa largo il sospetto che il Foreg venga in realtà gestito - in una situazione di blocco contrattuale che attende il rinnovo da 5 anni - per “premiare” i dirigenti in modo piramidale, versando loro tanto di più quanto più alta è la posizione nelle gerarchie interne degli uffici. Per questo qualche giorno fa il sindacato, deciso a ritarare in maniera più equilibrata il Fondo, ha fermato la trattativa con l’ente pubblico, e domani i delegati si incontreranno con il presidente Ugo Rossi. C’è una piccola spaccatura anche nel sindacato: Cgil, Uil e Fenalt tengono duro, mentre la Cisl era pronta a firmare l’accordo con la Provincia

Anche per Cgil, Uil e Fenalt la trattativa va conclusa «ma con il risultato irrinunciabile di alzare l'importo minimo dei 250 euro lordi» dicono Galvagni (Uil), Moreno Marighetti (Cgil) e Maurizio Valentinotti (Fenalt). Le regole prevedono che per ciascun dipendente l’importo che costituisce il fondo sia di 516 euro lordi annui. Nell'accordo quadro sul Foreg è previsto che a chi verrà coinvolto (circa il 93% del personale) spetti l'importo minimo di 250 euro annui lordi se si è prestato servizio utile per almeno 6 mesi. Chi ha un periodo utile inferiore ai 4 mesi non percepisce nulla, chi è tra i 4 ei 6 mesi e viene individuato come beneficiario della quota ha invece diritto al Foreg ma non all'importo minimo (250 euro).

I dati emersi dalla trattativa raccontano però una realtà differente. Sui 3500 dipendenti provinciali, emerge che 422 non hanno percepito Foreg, 230 dipendenti non raggiungono i 250 euro, 840 percepiscono tra i 250 e i 500 euro, 846 sono tra i 500 e i 750 euro, 544 tra i 750 e i 1.000 euro, 340 tra i 1.000 e i 1.500 euro, 172 tra i 1.500 e i 2.000 euro, mentre solo 72 dipendenti percepiscono più di 2000 euro (fino a 3000). Inutile dire che man mano che la piramide del Foreg si assottiglia, si sale di gerarchia, e dunque anche di quote indennità che vanno a sommarsi al Fondo. Il risultato della somma è che 950 dipendenti non arrivano a 500 euro lordi annui, 1.231 sono tra i 500 e i 1.000 euro, 301 tra 1.000 e 1.500 euro, 224 tra 1.500 e 2.000 euro, 197 tra 2.000 e 2.500 euro, 459 tra 2.500 e 3.000 euro, 157 tra 3.500 e 4.000 euro, 92 tra 4.000 e 5.000 euro, 42 tra 5.000 e 7.000 euro e infine solo 9 superano i 7.000 euro. «Siamo favorevoli  alla meritocrazia - concludono i sindacati -, ma la premialità va ridefinita con regole e criteri comuni a tutti i dipartimenti e con un nucleo di valutazione».

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