SCUOLA

«Sulle lezioni di genere si è innescato un grosso equivoco»

La presidente dei dirigenti scolastici trentini Alessandra Pasini: «Parliamo di pari opportunità, non di omofobia o sesso. C’è chi vuole confondere le famiglie»


di Andrea Selva


TRENTO. «Un grosso equivoco. Che in alcuni casi è in buona fede, ma in altri è frutto di un’azione strumentale». Così Alessandra Pasini, dirigente dell’Istituto Pilati di Cles e presidente della sezione trentina dell’Associazione nazionale presidi, commenta il dibattito sulla formazione di genere nelle scuole trentine di cui abbiamo parlato sul Trentino in edicola ieri.

Professoressa Pasini, nel suo istituto (e in altri 20 istituti trentini) partiranno i percorsi organizzati da Iprase e dall’assessorato alle pari opportunità. Qual è l’obiettivo?

Si tratta di letture e laboratori che proponiamo ai ragazzi per approfondire tematiche di bullismo, discriminazione, anche questioni di genere. E’ un percorso che facciamo con le classi seconde e terze e poi gli studenti fanno “peer education” con i più piccoli. Si tratta anche di spiegare che ragazzi e ragazze devono avere pari opportunità nell’individuare i loro talenti e guardare al futuro. Deve essere chiaro che ogni persona è unica e irripetibile.

Si parla anche di talenti e lavoro?

Sì, per eliminare le discriminazione legate al genere, anche nell’orientamento scolastico. Abbiamo una classe di un corso di studi tecnico dove c’è una sola ragazza e questo corso ha aiutato i ragazzi a capire che tutti (anche le ragazze) possono scegliere una strada che appare riservata ai ragazzi. La storia di Samantha Cristoforetti può essere un esempio per tutti. Dobbiamo chiederci se ci sono altre ragazze con quelle potenzialità, che non emergono perché vengono discriminate.

Alcune famiglie sono preoccupate.

Lo so. E conosco realtà – come il Veneto - dove la preoccupazione è molto maggiore. E questi dubbi ora arrivano anche da noi. Si tratta però di un grosso equivoco.

In che senso?

Si fa confusione tra il dibattito sul genere (le differenze tra uomini e donne) e quello sull’omofobia: le due cose vengono sovrapposte anche se non c’entrano nulla. Molti genitori sono in buona fede, ma si tratta di una distorsione che - a livello politico - viene provocata in modo strumentale, ad esempio contro la riforma della “buona scuola”. Lo sa che c’è chi va a in Comune a firmare per il referendum contro la riforma della “buona scuola” credendo di firmare in realtà contro i corsi gender nelle scuole, che non esistono nemmeno?

Anche i genitori del suo istituto sono preoccupati?

No. E da noi questi corsi ci sono ormai da tre anni. Ma so che altri dirigenti trentini hanno avuto qualche problema.

C’è chi dice che su certi temi (genere compreso) tocca alle famiglie educare i figli. E che la scuola si limiti a insegnare italiano e matematica.

Io rispondo che c'è bisogno anche di educazione alla cittadinanza. Nel mondo che i nostri ragazzi si troveranno davanti le diversità non possono più essere nascoste. E parliamo di diversità che sono sempre esistite, anche se in passato restavano chiuse nelle famiglie.

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