Subaru, i lavoratori protestano in Consiglio

Presidio a Trento contro la decisione dei vertici aziendali di trasferire la sede da Ala a Milano



TRENTO. Le forze politiche che formano il Consiglio provinciale mettono da parte le divisioni e fanno un muro solo, per respingere lo “schiaffo” assestato dalla Subaru Italia al Trentino, con la decisione di annunciare d’emblée il trasferimento a fine giugno dell’intera attività di Ala a Milano. L’assemblea legislativa s’è occupata di questa emergenza al termine della seduta mattutina di lavori in aula. Al Palazzo della Regione si sono presentati gli impiegati dell’azienda lagarina, per sensibilizzare e mobilitare le autorità dell’autonomia speciale. Con i due rappresentanti sindacali interni, Maurizio Dalfini e Isabella Franzolini, si è presentato Michele Guarda della segreteria Fiom Cgil provinciale. Guarda ha spiegato la situazione: “Non c’è stato alcun confronto, all’improvviso la Subaru ha comunicato per lettera la decisione già presa, aggiungendo pure che gli addetti ritroveranno il loro posto a Milano, ragion per cui non ci saranno conseguenze occupazionali. E’ seguito uno sciopero compatto, ma per tutta risposta ieri l’azienda ha comunicato la chiusura di Ala a tutte le concessionarie Subaru d’Italia. La prospettiva – ha spiegato il sindacalista - è peggiore del licenziamento, perché per i 43 dipendenti non ci saranno nemmeno gli ammortizzatori sociali. Per lo stabilimento di Ala (dove non si produce, ma si fa solo attività impiegatizia, n.d.r.) era stato appena realizzato un sottopasso stradale ad hoc. Il ringraziamento è il trasloco di tutta l’attività: ad Ala resterà solo il magazzino, con un paio di addetti”.

Il Presidente del Consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, ha calorosamente accolto la folta delegazione, e non s’è peritato di esprimere un giudizio molto severo: “L’atteggiamento di Subaru Italia è inaccettabile – ha detto – e irricevibile la proposta di garantire i posti di lavoro, ma nel capoluogo lombardo. Il Trentino non è un supermercato, né le corrette relazioni sindacali sono un optional. Sappiate che la comunità trentina è tutta con voi, che la politica su questa faccenda non si dividerà, che noi faremo tutto il possibile, coinvolgendo tra l’altro anche il livello parlamentare. L’assessore provinciale all’industria Alessandro Olivi, peraltro, si è subito attivato e sta facendo ogni mossa in suo potere per far ragionare l’azienda giapponese. Valuteremo anche iniziative che riguardino la proprietà dell’immobile”.

Ai lavoratori si sono rivolti diversi consiglieri: Mario Casna ha assicurato l’unità di tutte le forze politiche, Bruno Firmani ha ricordato che questa crisi danneggia anche le casse della Provincia Autonoma, Claudio Civettini ha ipotizzato che la vera volontà di Subaru sia quella di sostituire il personale con avventizi da call center. Nerio Giovanazzi ha invitato a considerare la possibilità di accettare tutti il trasferimento a Milano, per mettere a nudo i piani dell’azienda, prospettando anche una legge provinciale ad hoc per andare incontro ai costi a carico dei dipendenti. Anche Mario Magnani e Andrea Rudari hanno espresso solidarietà e altri consiglieri hanno seguito l’intero, lungo incontro.

Guarda ha assicurato che si combatterà come dei vietcong, pronti anche a impugnare tutti i licenziamenti per illegittimità, in quanto privi di una giustificazione economica. Non si accetteranno del resto comportamenti antisindacali, come quelli ravvisabili in un episodio, se dovesse essere confermato: un dipendente Subaru giunto da altra sede – ha raccontato Guarda - sarebbe entrato negli uffici durante lo sciopero, per svolgere alcune mansioni paralizzate dalla protesta.













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