i dati 

Sport, Trento spende 61 euro a cittadino

Le cifre nel rapporto commissionato dal Comune: investito il triplo rispetto ad altre realtà. Si sostiene solo il PalaGhiaccio


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Il triplo rispetto alla media dei Comuni italiani. E' quello che spende Trento per lo sport. Ma non si tratta di spreco: è ben vero che Palazzo Thun investe 61 euro per ogni cittadino in impianti sportivi, molto di più rispetto ad una serie di città di riferimento del Nord-Est ma, per avere un altro termine di confronto, comunque meno di Bolzano che spende 70 euro per ogni censito.

Che a Trento non si buttino i quattrini, anzi, lo conferma una società di consulting privata, specializzata nella ristrutturazione del business (la romana Paragon Advisory) cui la giunta Andreatta, lo scorso autunno, aveva affidato proprio il quesito in oggetto. Ovvero: il modo in cui Asis amministra il patrimonio di impianti sportivi è valido o no? La risposta è sì, partendo dal concetto che l'amministrazione comunale, e non da ieri, punta su un approccio sociale dello sport, cercando di renderlo fruibile ad un maggior numero di cittadini. Ed un modo per farlo è quello di tenere basso il costo dei biglietti. Dunque – è la conclusione della Paragon – se si vuole mantenere questo approccio la gestione è valida.

Lo studio di Paragon, molto tecnico e con tantissimi riferimenti legislativi visto che si parla comunque di una società di gestione come Asis, tutta pubblica, affronta nelle 44 pagine del manoscritto anche un tema d'attualità. Il parco impianti pubblico, in vista anche dell'arrivo nei prossimi anni di una nuova grande piscina: si tratta di 120 infrastrutture, divise in 62 palestre, 18 palestre provinciali, 11 piscine, 25 campi da calcio e altri 4 impianti segnati come generici.

Per tenere in piedi tutta questa attività – nota lo studio – l'azienda speciale Asis è dotata di un capitale di 3milioni e 951 mila euro, con 42 dipendenti.

Ma il bello, o il brutto, della faccenda è che Paragon promuove la gestione comunale perchè (a fronte di calcoli sui costi e sui benefici di ciascun impianto) conclude che sarebbero solo due quelli di grandi dimensioni in grado di sostenere in modo autonomo i costi fissi: sono lo stadio del Ghiaccio di via Fersina e (sorpresa?) il Centro fondo delle Viote. Per andare nel dettaglio gli analisti notano che in assoluto quella che costa meno è appunto la pista da sci di fondo sul Bondone (che si copre da sola il 74% per cento delle spese), mentre dall'altra estremità della tabella c'è lo stadio Briamasco che introietta appena il 9% per cento di quello che costa per mantenerlo. Cosa si potrebbe privatizzare? Il PalaTrento. Altro discorso.













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