il ricorso

Soldi del bollo auto, scontro con Roma

Lo Stato vuole indietro 5,5 milioni di maggior gettito delle tasse automobilistiche, ma piazza Dante fa ricorso al Tar del Lazio



TRENTO. La Provincia alla guerra del bollo auto. Piazza Dante ha deciso di impugnare davanti al Tar del Lazio il decreto del governo del maggio scorso che aveva deciso di riservare allo Stato il maggior gettito derivante dalla tassa automobilistica per il 2013. Un importo mi ca ridere, a leggere la tabella allegata al decreto 8 maggio 2017. Si tratta di 5 milioni 490 mila euro. Soldi che derivano dall’aumento delle tasse deciso ancora nel 2007. Tra le premesse del decreto si legge che per l’anno 2013 non risultano minori introiti dovuti alle agevolazioni in materia di tasse automobilistiche. Per questo Roma adesso rivuole indietro il maggior gettito del 2013.

Secondo il governo, infatti, le tasse automobilistiche sono un tributo proprio, ma derivato dallo Stato. La Provincia, invece, è di tutt’altra opinione e considera le tasse automobilistiche un tributo proprio diretto, visto anche che vengono incassate tramite Trentino Riscossioni. Così è partito il ricorso. La giunta provinciale nell’ultima seduta ha deciso di incaricare il professor Giandomenico Falcon come proprio difensore davanti al Tar del Lazio.

Il decreto del governo muove dall’assunto secondo cui la tassa automobilistica provinciale è un tributo proprio derivato della Provincia. Secondo la Provincia, però, tale conclusione è definitivamente smentita dalla sentenza della Corte costituzionale numero 118 del 2017, che interviene qualificando la tassa come tributo proprio in senso stretto, sulla base della specifica previsione statutaria introdotta nel 2009 all’articolo 73 comma 1 dello Statuto speciale.

Ne consegue che la pretesa del Ministero di farsi trasferire per effetto del decreto sopra indicato il maggiore gettito della tassa automobilistica è incompatibile con l’articolo 73 dello Statuto speciale. Per questo motivo, la giunta ha dato mandato al professor Falcon di agire in giudizio. Anche considerata l’urgenza di provvedere alla difesa delle competenze provinciali, si ritiene necessario impugnare il decreto davanti al Tar del Lazio.

La parcella del professionista viene quantificata in 14 mila euro. Una spesa esigua se si tiene conto che lo Stato rivuole indietro ben 5 milioni e 490 mila euro. Soldi che sono già entrati a pieno titolo nel bilancio della Provincia. Ma quello che più preme a piazza Dante è il principio. Da notare, comunque, che nella premessa del decreto c’è scritto che il provvedimento è stato adottato d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province a statuto speciale. Adesso si vedrà chi ha ragione.













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