Slot, denunciati Fravezzi e Panizza

I senatori trentini accusati dal Codacons per il voto a favore dell’emendamento. «Ma il governo ha promesso un intervento»


di Giuliano Lott


TRENTO. Ieri era il pentastellato Riccardo Fraccaro, deputato trentino, ad accusare i senatori Vittorio Fravezzi e Franco Panizza sul cosiddetto emendamento «salvaslot», oggi invece è il Codacons a denunciare tutti i 140 senatori che hanno votato a favore, e ne pubblica la lista, a mo’ di gogna. Secondo l’associazione di consumatori l’emendamento è «una vera e propria istigazione al gioco d'azzardo, un gesto scriteriato da parte dei senatori che fa nascere più di un sospetto circa i rapporti tra la classe politica e le società del gioco, e impone alla magistratura di porre sotto indagine i singoli senatori che con il loro voto hanno deciso di gettare migliaia di cittadini in pasto alle dipendenze da gioco in un paese come l'Italia in cui il gioco è una vera e propria emergenza, con costi sociali pari a 7 miliardi di euro all'anno, punire gli enti locali che cercano di tutelare i cittadini e limitare l'insorgenza delle ludopatie può configurare veri e propri reati».

Vittorio Fravezzi però non ci sta a passare per il volto rispettabile della lobby del gioco. E spiega: «Su questa vicenda è in atto una strumentalizzazione evidente. La confusione che è stata creata sul tema delle slot non contribuisce a chiarire cosa sta accadendo. Non è vero che abbiamo ceduto alle lobby del gioco d’azzardo. Anzi». Ci illumini, senatore. «Innanzi tutto, il governo con l’ordine del giorno firmato giovedì si è impegnato a ridefinire con un provvedimento d’urgenza l’intera materia, cioè costruendo un quadro normativo nuovo. L’ordine del giorno invita il governo anche a trovare soluzioni per i giochi pubblici legali per la prevenzione rispetto alle ludopatie e le categorie a rischio».

Non era un segnale più chiaro proibirlo, il gioco d’azzardo? «I vari governi che si sono succeduti hanno lasciato scivolare troppo avanti la questione. Va trovato un punto d’equilibrio, che non è vietare il gioco, consegnandolo così al dominio della clandestinità, di cui in Italia abbiamo una forte tradizione, ma dare regole nuove. In regione abbiamo già varato norme restrittive per giovani e categorie a rischio. Il rischio, se non passava l’emendamento, era che eventuali indennizzi richiesti allo Stato dai concessionari li dovessero pagare gli enti locali che avevano posto dei freni al fenomeno dell’azzardo».













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