Slot: Bolzano sceglie la linea più dura, Trento sta a guardare

Nel capoluogo altoatesino via le «macchinette» da 250 bar Palazzo Thun: limitazioni solo per le nuove installazioni


di Luca Marognoli ; di Luca Marognoli


TRENTO. Sul gioco d’azzardo Bolzano sceglie la linea dura: via tutte le slot machine dai bar entro un raggio di 300 metri dai luoghi sensibili. L’ha annunciato il vicesindaco Klaus Ladinser, precisando che il Comune incontrerà nei prossimi giorni le associazioni di categoria (Confesercenti, Unione e Hgv) per spiegare i motivi della decisione. Poi si passerà ai fatti e in tempi brevi: una formale richiesta di rimuovere le slot sarà inviata ai 250 bar cittadini che di recente hanno dichiarato di avere installato le “macchinette”. Avranno tempo fino al 15 dicembre per adempiere, altrimenti saranno sanzionati anche con il ritiro della licenza.

In realtà l’iniziativa dell’amministrazione bolzanina è tutto meno che un fulmine a ciel sereno: la legge provinciale impone infatti di intervenire entro la data comunicata dal Comune agli esercenti. La normativa, che risale al 2010, era stata impugnata dal governo ma la Consulta ne aveva decretato la legittimità. Alcune settimane fa la Provincia aveva approvato una nuova versione che faceva chiarezza anche sulle sanzioni. Finora il Comune aveva avuto una condotta attendista, ma ora c’è stata un’improvvisa accelerazione, motivata anche dal timore della giunta di incorrere in un’accusa di omissione di atti di ufficio. La notizia ha subito suscitato clamore, soprattutto tra gli esercenti che già minacciano di mandare a casa i dipendenti impiegati nel settore. E’ legittimo chiedersi se quello di Bolzano possa diventare un esempio da seguire anche a sud di Salorno. «No, non penso che in questo momento sia opportuno rilanciare», dice l’assessore alle attività economiche del Comune di Trento, Fabiano Condini. «Il nostro provvedimento, assunto all’inizio dell’anno, prevede una distanza maggiore rispetto a quella bolzanina (500 metri), che però viene applicata solo alle nuove installazioni. Una differenza fondamentale. Naturalmente se Piazza Dante dovesse intervenire con una normativa più stringente, noi collaboreremmo. Il provvedimento altoatesino si applica in tutta la provincia e non prevede un intervento dei Comuni: va solo applicato». Diversa la situazione in Trentino, dove esiste una specie di legge quadro che demanda l’iniziativa ai Comuni. «Sono in corso peraltro diverse cause amministrative davanti al Tar - precisa Condini - promosse su tre fronti: da privati che installano in loco, dall'Unione commercio e da un concessionario nazionale. Per ora i pronunciamenti sono stati a favore nostro, nel senso che non è stata accordata la sospensiva, ma è un giudizio sommario che non entra nel merito. Il quadro è comunque in evoluzione: il governo aveva intenzione di intervenire con un provvedimento specifico che però è stato congelato».

Perché non agire sull'esistente ma solo sulle installazioni future? «Ce l'hanno vivamente sconsigliato i nostri uffici», risponde l’assessore. «Il rischio era di andare a intaccare degli investimenti già fatti sulla base di leggi in vigore con le relative legittime aspettative degli imprenditori. La legge provinciale non precisava chi dovesse esserne assoggettato: dava la facoltà ai Comuni di intervenire per limitare la diffusione delle slot. Noi l'abbiamo interpretata in questo modo, altri Comuni in un altro: tutti comunque sono incorsi in cause promosse da portatori di interessi economici».

Intanto le firme a sostegno dell’appello lanciato dal Trentino hanno raggiunto quota 3662.

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