Sloi, le baracche saranno abbattute

A breve l'ordinanza del sindaco dopo il vertice di ieri con la questura


Chiara Bert


TRENTO. Saranno abbattute le baracche dei disperati all'ex Sloi, diventate rifugio per una quarantina di persone, nomadi e immigrati soprattutto di origine romena. Dopo l'incendio di sabato scorso, che ha riportato la mente al furioso rogo del 1978 facendo temere il peggio, ieri la decisione di demolire la baraccopoli è stata presa dal Comune insieme alla questura e con l'accordo dei privati.

Alla Conferenza dei servizi comunali, riunita ieri mattina al Top Center per decidere quali soluzioni adottare per mettere in sicurezza l'area, hanno partecipato il vicesindaco Paolo Biasioli, i dirigenti del Servizio ambiente, dello Sportello per le imprese, delle Attività sociali, del Servizio parchi e della Polizia municipale.

Quel fumo che sabato è tornato a levarsi dalla «fabbrica dei veleni» ha rimesso tutti in allarme. Questa volta fortunatamente è andata bene. Nessuna esplosione del pericoloso piombo organico, come avvenuto 34 anni fa. Questa volta a bruciare erano i rifugi di fortuna costruiti dai disperati che hanno eletto i terreni di Trento Nord a loro casa. Si tratta soprattutto di nomadi e di immigrati di nazionalità rumena. Una quarantina di persone che prima vivevano nelle palazzine in muratura che una volta ospitavano il personale della Sloi.

Ora quelle palazzine sono state in parte abbattute e nella fabbrica sono in corso i lavori per la bonifica dall'amianto. Così i disperati si sono costruiti alcune baracche a sud della Sloi, sull'area Podini, tra la ferrovia, via Maccani e via Vittime delle foibe. Case fatte di assi di legno e teli di plastica, con una lamiera per tetto, distrutte dal fuoco che probabilmente si è sviluppato da alcune stufette alimentate con bombole di gas.

La decisione presa ieri nel vertice in Comune prevede, con l'accordo dei proprietari delle aree, di abbattere le baracche, rimuovere i rifiuti e sfoltire la vegetazione per rendere l'area più controllabile. Entro qualche giorno sarà pronta un'ordinanza urgente del sindaco.

Intanto dei disperati che fino a qualche giorno fa abitavano alla Sloi si sono perse le tracce. «Il problema è anche sociale, non possiamo chiudere gli occhi», ha ammonito il presidente della circoscrizione Melchiore Redolfi. «Tra loro non c'erano minori né rifugiati politici - dice il vicesindaco Biasioli - sono persone che vivono di elemosina e in condizioni invivibili. Demolendo quelle costruzioni facciamo un favore anche a loro».













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